Abstract
La nozione di “distanza” legata all’insegnamento appare – con l’avvento delle nuove tecnologie – come qualcosa di senz’altro relativo e soggetto alle variabili delle situazioni culturali e sociali. Negli USA è recente la notizia di un robottino scolastico, dotato di testa-telecamera-schermo, microfoni, ruote ecc. che arriva in classe e prende il posto dell’allievo malato all’ospedale. Il ragazzo a letto si collega in teleconferenza con la propria classe e partecipa alle lezioni. I compagni, cosa singolare, accettano affettuosamente il nuovo soggetto meccanico come se fosse il loro vero compagno. Ciò dimostra, anzitutto, che l’insegnamento a distanza non è quella cosa “asettica” e disincarnata che viene spesso rimproverata alla IAD, ma che anzi consente nuove e inedite forme di socializzazione, come già accadde negli anni ’60 del secolo scorso con il celebre “telemaestro” A. Manzi alla TV. Ci si chiede se l’esperienza fatta con i ragazzini di scuola elementare possa funzionare anche con gli adulti. E in ultimo, La sfida delle ICT comporta un continuo reinvestimento dei metodi pedagogici, nel quale, tuttavia le capacità artistiche e l’inventiva del docente non vengono meno, dinanzi alla potenza del mezzo meccanico.
Sommario
- La robotica per la presenza… a distanza, in scuola e oltre
- Telepresenza e distanza asincrona, diversi modi di soluzione didattica