Numero 13/14 - 2017

  • Numero 2 - 2010
  • Recensioni

E-Learning e cambiamenti sociali. Dal competere al comprendere a cura di Maddalena Colombo, Napoli, Liguori Editore, 2008

di Alessio Ceccherelli

Tra le cose più interessanti di questo libro uscito un paio di anni fa c’è sicuramente la problematizzazione che viene fatta dell’e-learning in chiave sociale, politica e culturale. Le prospettive e le argomentazioni di carattere tecnologico e pedagogico, che pure sono presenti nei saggi ospitati, vengono affiancate da punti di vista che provano a riflettere sul contesto più generale in cui esse si trovano inserite.

Si legge di come la tecnologia che è alla base dell’e-learning e che lo rende possibile (ovvero Internet) induca senz’altro modelli diversi di apprendimento, ma consenta anche una maggiore e più sofisticata forma di controllo e dunque di potere. Si mette in evidenza la necessità di un ribilanciamento dei discorsi sull’e-learning, in chiave meno tecno-scentifica ed efficientista e più umanistica, in modo da «aprire nuove prospettive non solo per le organizzazioni educative ma anche per una società per la conoscenza […] che riconosce il giusto valore anche ai saperi non interessanti per l’economia (le emozioni, i sentimenti, la cura) ma di certo significativi per la vita dei singoli e delle collettività» (p. 17). Non si tacciono infine i conflitti che vengono necessariamente a crearsi con l’introduzione dell’e-learning nei contesti di formazione, come quelli tra tradizione e innovazione, o tra modelli trasmissivo/addestrativi e modelli comunicativi del processo di insegnamento-apprendimento.

L’introduzione del libro, scritta dalla curatrice del libro insieme a Mauro Sandrini (http://elearningeinnovazione.org/),  mette subito in chiaro che le potenzialità offerte dall’e-learning al mondo della formazione sono sì molte e assolutamente da non trascurare, ma vanno in qualche modo “difese” da una predominanza di atteggiamenti e di approcci che tendono ad evidenziare soprattutto la valenza efficientista e utilitarista dell’apprendimento on line (il risparmio sui costi, la riproducibilità dei contenuti, l’efficienza dei risultati): «quando il sottosistema deputato all’apprendimento entra in contatto con il sottosistema economico, si generano inevitabilmente delle tensioni: infatti, mentre lo scopo dell’apprendimento è permettere l’evoluzione (delle persone e delle collettività) attraverso la produzione di nuove conoscenze, lo scopo dell’economia è di trarre il massimo utile dalle scelte che si fanno» (p. 5).

Questo discorso centrale del libro, o meglio queste implicazioni di carattere sociologico, vengono riprese e approfondite dai due autori nei rispettivi saggi. Nel primo capitolo, Sandrini si sofferma su due questioni. Innanzitutto sulle conseguenze, al tempo stesso positive e negative, che il controllo implicito nel tipo di tecnologia utilizzata dall’e-learning induce, controllo derivante dal grado di sofisticatezza raggiunto dalle piattaforme di e-learning nel monitorare e tracciare tutta l’attività che avviene al loro interno: se in questo modo è possibile “tenere d’occhio” quanto gli studenti fanno (e non fanno) all’interno del percorso didattico, al contempo è lo stesso docente ad essere sottoposto al controllo dell’istituzione, in quanto anche la sua attività (o non attività) viene registrata dallo strumento informatico. Ancora più interessante è l’analisi del rapporto che si stabilisce tra società, conoscenza ed educazione, e del paradosso che viene a crearsi. All’interno della cosiddetta società della conoscenza, infatti, vi è «la necessità simultanea dell’accesso alla conoscenza in quanto bene comune, ma anche del suo controllo al fine di preservarne il valore, confinandola in uno spazio limitato come ad esempio quelle delle piattaforme tecnologiche che regolano le comunicazioni e gli scambi fra le persone» (p. 20). In questo modo si assegna il valore di bene comune e fondamentale alla conoscenza, ma non si riconosce lo stesso valore a ciò che consente lo sviluppo della conoscenza stessa, ovvero al rapporto educativo. In definitiva «il sistema economico sfrutta la potenza intrinseca della conoscenza che il sistema educativo permette di sviluppare grazie alle architetture cognitive che mette a disposizione, ma ne disconosce l’origine» (p. 22).

Nel capitolo sesto, lo stesso Sandrini tenta una classificazione di ambienti di apprendimento che vanno da un estremo di apertura e improvvisazione ad un altro di chiusura e determinazione. Le caratteristiche che vengono prese in considerazione sono varie: la dimensione spaziale (fra individuo, gruppo e ambiente), la dimensione temporale, le relazioni di potere (tra soggetto che apprende e macchina tecno-economica che caratterizza l’ambiente), il grado di condivisione (tra i partecipanti al processo di apprendimento), la dimensione comunicativa (ovvero il rapporto tra l’aggregato sociale degli individui in formazione e le tecnologie comunicative utilizzate). Sulla base di queste caratteristiche, vengono delineati quattro ambienti di apprendimento, esemplificati con alcune esperienze specifiche: 1) ambienti dove le persone usano le tecnologie (es. mp3 per le lingue, podcasting); 2) ambienti dove le persone usato in parte le tecnologie (es. blended learning, piattaforme tecnologiche); 3) ambienti dove le tecnologie “vengono prima” delle persone (es. corsi interamente on line); 4) ambienti dove le tecnologie incorporano le persone (Second Life).

L’analisi dei conflitti socio-culturali, emergenti al momento dell’introduzione dell’e-learning nel contesto formativo, viene approfondita da Maddalena Colombo nel capitolo ottavo. Tre sono a suo parere le principali sfide in atto.

La prima è quella tra tradizione e innovazione, sia dal punto di vista organizzativo, sia da quello pedagogico-didattico, sia da quello epistemologico: l’e-learning rende ancora più evidente questa «tensione irriducibile tra le due polarità» (p. 154).

La seconda mette invece di fronte i saperi scientifici (tendenti alla specializzazione) da quelli umanistici (tendenti alla generalizzazione), ma in questo caso la conciliazione appare più probabile e agevolata dall’introduzione dell’e-learning: se infatti da un lato gli «obiettivi storicamente affidati alle scienze umane (difesa della soggettività, preservazione della diversità, comprensione del senso comune) si rivelano imprescindibili nelle diverse fasi dello sviluppo dei sistemi tecnologici […] per evitare conseguenze sul benessere delle persone [e per] garantire l’efficacia e la sopravvivenza degli stessi apparati di trasmissione», allo stesso tempo «l’e-learning contribuisce a “travasare” nelle professionalità umanistiche i valori connessi alla cultura scientifica, che hanno trainato la sua diffusione fino a qui: velocità, autonomia, concretezza, applicazione pratica, specializzazione ed efficienza» (p. 159).

La terza ed ultima sfida contrappone il modello addestrativo da quello comunicativo nel processo di insegnamento-apprendimento. Oltre alle argomentazioni pedagogico-didattiche e al diverso valore assegnato al sapere, ad essere chiamati in causa sono i diversi tipi di intelligenza connessi alle diverse tecnologie in atto. Il discorso si fa più mediologico, ripercorrendo l’evoluzione delle tecnologie comunicative dall’oralità alla scrittura all’attuale terza fase digitale: da tendenzialmente lineare-sequenziale ed alfabetica, l’intelligenza si fa simultanea, visuale, ipertestuale, con delle conseguenze piuttosto precise sul piano degli stili di apprendimento.

Il saggio si conclude con alcune direzioni utili ad affrontare questi conflitti, e con l’auspicio di un passaggio culturale – coadiuvato dalle caratteristiche dell’e-learning – che trasformi il competere in comprendere, inteso weberianamente come «l’intendere in virtù di un procedimento interpretativo», che non sia solo in grado «di decodificare, di classificare i fenomeni, di applicare regole e principi, ma di dare loro un senso facendo ricorso alla più vasta conoscenza del mondo che ogni soggetto – quale membro di una data cultura – possiede» (pp. 170-171).

Questi sono senz’altro le argomentazioni centrali e più stimolanti del libro, che viene completato poi con l’illustrazione di esperienze di e-learning in differenti contesti d’uso, dall’Università alla Scuola, dalla Pubblica Amministrazione all’Educazione Continua in Medicina (ECM), e che si conclude con una bella Appendice dedicata alla lettura di dati statistici rilevati da AITech Assinform nel 2006, sulla diffusione dell’e-learning in Italia negli stessi contesti d’uso.

I discorsi e le questioni sollevate risultano come detto molto interessanti, e per molti versi “originali” rispetto alla maggior parte dei testi che si soffermano sull’e-learning. Dove non ci troviamo d’accordo, è in una interpretazione spesso troppo diretta e scontata nella relazione tra nuove tecnologie e atteggiamenti conoscitivi o stili di apprendimento (come se l’essere in Rete bastasse di per sé a stimolare collaborazione, condivisione, autoriflessività, etc.); e, soprattutto, nella percezione di una tecnologia come un qualcosa di separato e di piuttosto recente rispetto al contesto pedagogico-didattico: «Con l’e-learning avviene dunque il passaggio da uno spazio dell’educazione bidimensionale legato al tempo di vita dei soggetti e al loro apprendimento (variabili apprendimento/tempo) ad uno spazio tridimensionale dove interviene una nuova variabile, la tecnologia, che attiva il collegamento fra educazione ed economia (apprendimento/tempo/tecnologia)» (p. 28). Almeno dal Didactica artificium docendi sonat di Comenio, invece, risulta chiaro come non solo la tecnologia intervenga nel processo educativo da molto più tempo dell’introduzione dell’e-learning, ma che l’educazione stessa – nella sua declinazione didattica – sia qualcosa di intimamente tecnologico.

Indice

  • Introduzione – E-learning: la prospettiva sociologica (Mauro Sandrini, Maddalena Colombo)
  • Capitolo I – E-learning e controllo nella società della conoscenza (Mauro Sandrini)
  • Capitolo II – Il processo di incorporazione dell’e-learning nell’università: offerta capillare e socializzazione nella/alla rete (Stefania Capogna)
  • Capitolo III – E-learning a scuola: quale orizzonte possibile? Valutazioni sulle esperienze italiane nel ciclo secondario (Marco Ingrosso, Emanuela Spaggiari)
  • Capitolo IV – L’e-learning nella Pubblica Amministrazione fra processi organizzativi e fattori innovativi (Barbara Barabaschi)
  • Capitolo V – L’e-learning nei percorsi di educazione continua in medicina: fra serializzazione e apprendimento mirati (Marco Ingrosso, Mirco Peccenini)
  • Capitolo VI – Gli ambienti di apprendimento nella società della conoscenza: una classificazione (Mauro Sandrini)
  • Capitolo VII – Educare al comprendere attraverso le funzioni didattiche della web radio (Paolo Lattanzio)
  • Capitolo VIII – Conflitti generati dall’e-learning nella trasmissione del sapere (Maddalena Colombo)
  • Appendice – Scenari dell’e-learning in Italia (Veronica Mobilio)

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