Abstract
Rigore, qualità, trasparenza: questi gli obiettivi del nuovo esercizio di valutazione, che sarà svolto dal Comitato di indirizzo di valutazione della ricerca (Civr): un processo che interesserà 90 strutture tra Università statali e non statali ed enti pubblici di ricerca, per un totale di 66.819 ricercatori coinvolti. 146.000 i prodotti sottoposti a valutazione, 82.000 quelli valutati in peer-review, realizzati nell’arco del quinquennio 1° gennaio 2004-31 dicembre 2008. Le aree di valutazione corrispondono alle 14 aree disciplinari individuate dal Consiglio universitario nazionale (Cun), per ognuna delle quali verrà costituito un panel di esperti nominati in numero complessivo non superiore alle 540 unità.
Saranno valutate non solo le strutture, ma anche i dipartimenti e i singoli ricercatori: tra gli indicatori vi sono il numero dei ricercatori, del personale tecnico e amministrativo, dei brevetti e degli spin-off, nonché il tasso di mobilità internazionale, la quantità di entrate per finanziamenti di progetti di ricerca e l’impegno di risorse proprie in progetti di ricerca.
Per consistenza numerica, il nuovo esercizio di valutazione è decisamente più ponderoso rispetto al precedente Vtr 2001-2003. Ciascun ricercatore appartenente alle Università dovrà presentare due pubblicazioni, quattro coloro che sono affiliati ad un ente pubblico di ricerca. Nell’ambito del nuovo esercizio sarà valutato tutto il personale attivo negli atenei. Al termine del processo si potrà stabilire chi svolge ricerca di qualità e chi, invece, è inattivo: secondo le prime stime del Comitato nelle Università tale condizione riguarderebbe il 10% del totale.
Obiettivo prioritario elevare il merito, la responsabilità delle strutture e la trasparenza nell’assegnazione delle risorse: è quanto chiede il Miur al nuovo esercizio di valutazione, con la prospettiva di pervenire ad una mappatura quanto più fedele e precisa della qualità della ricerca svolta nel nostro paese.
1. La nuova sfida della valutazione: il Vqr 2004-2008
1.1 Impostazione generale
Al via il nuovo esercizio di valutazione della ricerca. Il 19 marzo 2010 il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini, ha firmato il decreto ministeriale contenente le Linee guida del nuovo esercizio di valutazione quinquennale della ricerca (Vqr 2004-2008) [1] che sarà svolto dal Comitato di indirizzo di valutazione della ricerca (Civr): interesserà 90 strutture tra Università statali e non statali (escluse le telematiche) ed enti pubblici di ricerca, per un totale di 66.819 ricercatori coinvolti. Saranno 146.000 i prodotti sottoposti a valutazione,
82.000 quelli valutati in peer-review, realizzati nell’arco del quinquennio 1° gennaio 2004-31 dicembre 2008.
Il bando di trasmissione dei prodotti della ricerca, emanato dal presidente del Civr, Franco Cuccurullo, è rivolto a Università statali e non statali autorizzate a rilasciare titoli accademici, ad enti di ricerca pubblici vigilati dal Miur (ad eccezione degli enti con esclusive funzioni di agenzia), nonché ad altri soggetti pubblici e privati che svolgono attività di ricerca, su esplicita richiesta e previa intesa che preveda la compartecipazione alle relative spese. Le aree di valutazione corrispondono alle 14 aree disciplinari individuate dal Consiglio universitario nazionale (Cun), per ognuna delle quali viene costituito un Panel di esperti nominati in numero complessivo non superiore alle 540 unità.
Per le aree caratterizzate da particolare eterogeneità disciplinare ed elevato numero dei prodotti da valutare, il Civr provvede alla costituzione di sub-panel con specifiche competenze disciplinari, attivi sempre nel contesto operativo dei panel. Il sistema di informatizzazione, congiuntamente agli adempimenti amministrativo-contabili relativi al processo di valutazione, è affidato al Consorzio interuniversitario Cineca, come previsto da un’apposita convenzione.
Sul versante esecutivo, va sottolineato che la scelta delle metodologie di valutazione compete ai panel, che devono motivarla e renderla pubblica prima della procedura di selezione. Il giudizio formulato su ciascuna pubblicazione sarà descrittivo ed articolato in eccellente (punteggio: 1), buono (0.8), accettabile (0.5), limitato (0), non valutabile (-1). Per ciascuna pubblicazione mancante rispetto al numero atteso è assegnato un peso negativo (peso – 0.5).
Saranno valutate non solo le strutture, ma anche i dipartimenti e i singoli ricercatori: tra gli indicatori vi sono il numero dei ricercatori (a tempo determinato, indeterminato e in formazione: dottorandi, assegnisti, borsisti post-doc e specializzandi a contratto), del personale tecnico e amministrativo (a tempo determinato e indeterminato), dei brevetti e degli spin-off, nonché il tasso di mobilità internazionale, la quantità di entrate per finanziamenti di progetti di ricerca e l’impegno di risorse proprie in progetti di ricerca.
Per quel che concerne la mappa disciplinare dei ricercatori interessati, emergono dati molto significativi: in testa vi sono le Scienze mediche con 10.838 unità, che sovrastano nettamente le Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche (5.797), Scienze storiche e filosofiche (5.193), Ingegneria industriale e dell’informazione (5.148) e Scienze biologiche (5.144). Fanalini di coda Scienze politiche e sociali (1.755) e Scienze della terra (1.188).
Per quanto riguarda i prodotti della ricerca, saranno passati al vaglio dei panel non solo articoli su riviste (ma solo se dotate di ISSN), libri e loro capitoli (inclusi atti di congressi, solo se dotati di ISBN), brevetti depositati e composizioni, ma anche disegni, design, performance, mostre ed esposizioni organizzate, manufatti, prototipi e opere d’arte e loro progetti, banche dati, carte tematiche e software, a condizione però che siano corredati da pubblicazioni che ne consentano la valutazione. In merito alla trasmissione dei prodotti, le Linee guida del Vqr stabiliscono che ciascun ricercatore universitario presenti almeno due pubblicazioni riferite al quinquennio, ulteriori due se è affiliato anche ad un ente di ricerca.
1.2 Le nuove modalità di valutazione
Dal canto loro i panel valutano la qualità delle pubblicazioni selezionate dalle strutture, con l’obiettivo di giungere ad una ranking list di area per ciascuna di esse. Ai fini del giudizio di qualità (che come detto dovrà essere rigorosamente descrittivo) i panel adottano, singolarmente o in combinazione, le seguenti due metodologie:
- analisi delle citazioni (ove applicabile), condotta direttamente dal panel, utilizzando la banca dati concordata con il Civr;
- peer-review affidata ad esperti esterni scelti collegialmente dal panel (di norma non più di due), cui è affidato il compito di esprimersi, in modo anonimo, sulla qualità delle pubblicazioni selezionate.
Almeno un mese prima della data di chiusura delle procedure di selezione, ogni panel rende noti gli indirizzi metodologici adottati, facendo riferimento alle prassi consolidate in ambito scientifico internazionale. La valutazione sarà svolta considerando il grado di rilevanza, originalità/innovazione, internazionalizzazione e il potenziale competitivo internazionale. Per rilevanza si considera il valore aggiunto per l’avanzamento della conoscenza nel settore e per la scienza in generale, nonché per i benefici sociali derivati, anche in termini di congruità, efficacia, tempestività e durata delle ricadute. Il tasso di originalità/innovazione è quantificato sulla base del contributo fornito all’avanzamento di conoscenze o a nuove acquisizioni nel settore di riferimento. Per internazionalizzazione e/o potenziale competitivo internazionale si intende invece il posizionamento nello scenario internazionale, in termini di rilevanza, competitività, diffusione editoriale e apprezzamento della comunità scientifica, compresa la collaborazione (documentata) con ricercatori e gruppi di ricerca di altre nazioni. In merito ai brevetti, i giudizi devono contenere anche riferimenti al trasferimento, allo sviluppo tecnologico e alle ricadute socio-economiche (anche potenziali).
Il Rapporto finale dei panel dovrà pervenire al Civr entro dodici mesi dalla pubblicazione del bando, articolato in tre parti: nel Consensus report il panel esprime, su ciascuna pubblicazione, un giudizio conclusivo di merito avvalendosi dei giudizi degli esperti e/o dell’analisi delle citazioni. Nella ranking list di area ciascuna struttura ottiene un punteggio derivato dalla somma numerica dei pesi dei giudizi attribuiti dai panel a ciascuna pubblicazione. La graduatoria delle strutture viene stilata per segmenti dimensionali. La Relazione finale di area descrive la metodologia adottata e l’organizzazione del lavoro (inclusa la risoluzione di eventuali conflitti di interesse dei componenti), la valutazione dell’area e l’analisi dei punti di forza e di debolezza (in relazione a qualità, quantità e proprietà delle pubblicazioni selezionate). E’ prevista inoltre un’apposita sezione per i brevetti.
Una volta acquisiti i rapporti finali dei panel, il Civr provvederà a redigere la relazione finale del Vqr, da consegnare entro 18 mesi dalla pubblicazione del bando. Il rapporto finale comprenderà:
- la valutazione di ciascuna struttura, in base ai rapporti dei panel e all’analisi dei dati e dei pesi di ogni singola area;
- la valutazione della capacità di trasferimento tecnologico (brevetti e spin-off);
- la valutazione di ciascun dipartimento, evidenziando i ricercatori attivi, parzialmente attivi e inattivi.
In riferimento a specifiche aree e categorie, il Civr potrà utilizzare l’analisi delle citazioni per confrontare il posizionamento dell’Italia nel contesto internazionale.
1.3 Il Vqr 2004-2008: le strategie operative
A tal proposito, va sottolineato che le pubblicazioni presentabili da ciascun ricercatore sono quelle già inserite nel rispettivo archivio personale, contenuto nel sito loginmiur.cineca.it. L’archivio è alimentato tramite inserimento diretto da parte del ricercatore o attraverso l’utilizzo del catalogo delle pubblicazioni della struttura (U-GOV, SURplus, SAPERI, ecc.).
Quattro le fasi in cui si articola la procedura di presentazione: in un primo momento il ricercatore trasmette le proprie pubblicazioni, ordinandole per rilevanza scientifica. Successivamente il dipartimento le seleziona e garantisce il rispetto dei vincoli previsti, mentre la struttura verifica e garantisce il raggiungimento del potenziale di struttura. Infine le strutture che hanno presentato pubblicazioni identiche risolvono eventuali incongruenze di collocazione (area, categoria, ecc.), operando scelte comuni e condivise.
All’atto della presentazione delle pubblicazioni, il ricercatore è tenuto a indicare l’ordine di preferenza con cui intende presentarle e ad abbinarle con eventuali note e abstract (se censite da Scopus, l’abbinamento di titolo e abstract, – naturalmente se presente – è automatizzato). Non solo. E’ necessario indicare l’area di preferenza per ciascuna pubblicazione e la disciplina di riferimento: se censita da Scopus, il ricercatore sceglie una categoria (fornita in automatico dal sistema); in caso contrario sceglie un settore coerente con i contenuti.
A sua volta il dipartimento sceglie un congruo numero di pubblicazioni tra quelle proposte dai ricercatori, accertando in ogni caso che sia rispettato l’ordine di preferenza indicato dal ricercatore, che il nome di ciascun autore compaia nel novero degli autori almeno 2/4 volte (come previsto dal Dm del 19 marzo 2010) e che il numero complessivo dei lavori rispetti il potenziale previsto. La struttura ha anche il compito di recuperare eventuali pubblicazioni per saturare il potenziale previsto. Gli eventuali conflitti tra dipartimenti nella scelta dell’area e della disciplina di riferimento sono risolti dalla struttura.
2. La strategia della valutazione nelle Linee guida per l’Università
Il Vqr 2004-2008 rientra nel pacchetto di azioni annunciate dal Ministro Gelmini all’atto del suo insediamento. Nelle Linee programmatiche per l’Università presentate alla Commissione Cultura della Camera il 17 giugno 2008, il Ministro ha sottolineato che “per poter premiare le Università virtuose secondo il principio del merito e della responsabilità ed incoraggiare quelle meno virtuose all’adozione di politiche migliori, è necessario affrontare con efficacia il problema della valutazione”. Nel ricordare come la normativa in tema di valutazione sia “ancora in uno stato di incertezza”, il Ministro si è soffermato sulla nascita dell’Agenzia nazionale di valutazione (Dpr 21 febbraio 2008 n. 64), creata nel corso della XV Legislatura, destinata a sostituire il Cnvsu (Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario) e il Civr. Il Ministro ha evidenziato la mancata operatività dell’Agenzia, determinata dai rilievi mossi dal Consiglio di Stato e dalla Corte dei Conti, che ne ha registrato, ma con riserva, il regolamento.
Ad avviso del Ministro la maggiore criticità della nuova struttura risiederebbe nella sua configurazione organizzativa, visto che “è stata concepita come una costosissima struttura ad alto tasso di burocrazia e rigidità, destinata a controllare anche i più piccoli meccanismi e procedure, caricata di eccessivi compiti che non potrebbe svolgere se non in tempi molto lunghi. Non è ciò di cui abbiamo bisogno”.
Di qui la necessità di rivedere la disciplina dell’Agenzia, “al fine di assicurare al mondo dell’Università e della Ricerca un sistema integrato di valutazione, che vincoli il finanziamento ai risultati, incentivando l’efficacia e l’efficienza dei programmi di innovazione e di ricerca, la qualità della didattica, lo svolgimento di corsi in lingua inglese, la capacità di intercettare finanziamenti privati ed europei, il tasso di occupazione dei laureati coerente col titolo di studio conseguito”. Nel frattempo, il Ministro ha espresso la necessità di non “lasciare né le Università né gli enti di ricerca, destinatari di finanziamenti pubblici, senza strumenti di valutazione. Per cui è allo studio una proroga degli organismi vigenti”.
Principi ribaditi nelle linee guida per l’Università del 6 novembre 2008, laddove si sottolinea che “l’allocazione delle risorse sulla base della qualità (della ricerca, dell’insegnamento e dei suoi risultati, dei servizi e delle strutture) è per il Governo il criterio fondante di un nuovo sistema universitario più libero e più responsabile, sia a livello centrale che nei singoli atenei”. Di qui l’annuncio dell’assegnazione, per il 2009, del 7% del Fondo di finanziamento ordinario alle Università su base valutativa, con la prospettiva che tale quota debba “crescere rapidamente negli anni successivi per allinearci alla migliore prassi internazionale”, con l’obiettivo di raggiungere entro la legislatura il 30%.
Per centrare l’obiettivo, il Ministro ha annunciato l’impegno del Miur per garantire al Civr e al Cnvsu le risorse necessarie per proseguire le rispettive attività, in attesa dell’entrata in funzione dell’Anvur. Allo stesso modo si avvertiva l’urgenza di consentire al Civr l’avvio del secondo esercizio di valutazione della ricerca, perché “la qualità della ricerca costituisce un obiettivo imprescindibile per un sistema universitario serio e moderno”.
Tre, in particolare, le azioni prioritarie da realizzare nel medio periodo:
- accelerare la piena funzionalità dell’Agenzia di valutazione con piena trasparenza ed autonomia, a seguito delle modifiche regolamentari necessarie per renderla più efficiente ed incisiva;
- predisporre, sulla base dell’esperienza acquisita dal Civr, un modello di valutazione delle strutture di ricerca, universitarie e non, che prenda in considerazione l’attività scientifica di ogni dipartimento e consenta un’allocazione delle risorse più diretta e mirata;
- attribuire ai risultati della valutazione della ricerca un peso significativo nell’assegnazione delle risorse e nell’allocazione delle borse di dottorato e di nuovi posti da ricercatore.
3. L’esercizio di valutazione 2004-2008. I pareri del Cun e della Crui
La ricerca ha bisogno di risorse, ma soprattutto di valutazione. Per dare seguito alle raccomandazioni espresse dal Ministro, e in fase di gestazione del decreto contenente le Linee guida del nuovo esercizio di valutazione, il Civr ha recepito gran parte delle indicazioni fornite dal Consiglio universitario nazionale e dalla Conferenza dei rettori in merito alla definizione del provvedimento.
Nel documento trasmesso al Ministro Gelmini in data 28 gennaio 2010, il Cun ha espresso “parere pienamente favorevole” sulla bozza del provvedimento ed ha evidenziato “l’ampio respiro dell’impostazione e la validità metodologica dell’approccio” evidenziato dal Civr. Così facendo si potrà avere un “quadro complessivo” della qualità della ricerca svolta in Italia da Università ed enti pubblici di ricerca: il Cun ritiene infatti che “un adeguato sistema di valutazione sia un elemento cruciale per il corretto funzionamento del sistema universitario e per il suo miglioramento”. Pienamente condiviso il doppio canale della valutazione, che sarà svolta tramite peer-review e analisi bibliometrica: la valutazione delle pubblicazioni sarà effettuata da un lato da specialisti del settore, dall’altro attraverso l’analisi dei modelli di distribuzione delle citazioni, così da verificarne l’impatto all’interno delle comunità scientifiche.
Un rilievo mosso al testo del provvedimento riguarda il numero di citazioni scientifiche comprese ad un livello di eccellenza tra l’1% e il 10% e l’individuazione delle tre fasce di merito che escludono le pubblicazioni situate al di sotto del 10%. In questo modo, secondo Lenzi, “si considera solo l’eccellenza e si taglia via il resto. Così però è impossibile un confronto omogeneo e si tende ad appiattire il resto della produzione scientifica, comunque di valore perché indicizzata. Invece dovrebbe considerarle tutte per fornire una taratura attendibile e progressiva del metodo di distribuzione dei finanziamenti”.
Nel suo parere il Cun invita pertanto ad “estendere l’analisi bibliometrica a tutti i prodotti considerati”. E lo fa alla luce di alcune considerazioni: la prima è che bisognerà incrementare quanto più possibile la “sovrapponibilità dei dati bibliometrici alle risultanze della valutazione mediante peer-review”; la seconda è che la restrizione dell’attività di valutazione a un campione ridotto di prodotti “renderebbe impossibile un confronto omogeneo”; la terza richiama l’esclusione di gran parte della produzione scientifica, destinata a provocare un inevitabile livellamento del giudizio della produzione non valutata, “che invece esibisce al suo interno una forte variabilità qualitativa”. Esprimendo alla presidenza del Civr il pieno apprezzamento per il sistema di attribuzione dei pesi da assegnare ai prodotti, il Consiglio universitario nazionale indica ad ogni modo l’opportunità di ampliare il quadro delle analisi, “a costi aggiuntivi certamente marginali rispetto al complesso dell’operazione”.
Dal canto suo anche la giunta della Conferenza dei rettori, in data 3 febbraio 2010, ha espresso parere favorevole sulle Linee guida ministeriali, considerando “i numerosi elementi di positiva novità e il notevole ampliamento del ventaglio ricognitivo”. Tuttavia la Crui ha manifestato la necessità che in sede di stesura definitiva “si intervenga ancora sul testo correggendone o migliorandone taluni passaggi”. Uno dei rilievi mossi riguarda la difficile integrazione tra la valutazione svolta dai panel e i risultati delle analisi bibliometriche delle citazioni relative alle pubblicazioni, “sulla base peraltro di una classificazione che prenderebbe in considerazione solo una quota minima delle stesse”. In questo modo potrebbero determinarsi tipologie di graduatorie disomogenee e incompatibili tra di loro. Per questa ragione la Crui propone che, nella fase iniziale, la procedura debba incentrarsi sul ruolo dei panel, lasciando loro la possibilità di svolgere o meno la rilevazione bibliometrica, naturalmente in relazione alle peculiarità del settore di appartenenza e identificando le banche dati cui fare riferimento. Per la Conferenza i risultati delle analisi bibliometriche andrebbero inseriti, come correttamente previsto nella bozza di decreto, all’interno del pacchetto di elementi da considerare ai fini del giudizio definitivo.
Per quel che concerne le pubblicazioni firmate da più autori, la giunta della Crui suggerisce che in tali lavori “venga adeguatamente pesato il ruolo primario e di coordinamento, quando riflesso nell’ordine degli autori stessi”. Altra indicazione riguarda i brevetti: per la Conferenza vanno valutati soltanto quelli a titolarità delle strutture, mentre vanno considerati a parte quelli in cotitolarità. “Un punto molto delicato”, e che se trascurato rischia di avere “effetti distorcenti”, riguarda la valutazione degli spin-off attivati su iniziativa delle Università. Senza voler sminuire la loro importanza, la Crui ritiene “eccessivo” assegnare al loro numero il peso elevato indicato nel provvedimento, “considerata anche la rilevanza molto diversa, e peraltro, difficilmente quantificabile senza un’analisi diretta di ognuna delle varie iniziative”.
Come ultima raccomandazione, la Conferenza invita il Civr a rendere noti i criteri con cui saranno valutati i prodotti prima dell’avvio delle procedure di selezione da parte delle strutture, come del resto indicato nel decreto ministeriale.
4. L’audizione alla Camera del Presidente Cuccurullo
4.1 La ricerca in Italia: quadro generale
Sulla base di tali obiettivi il Civr ha messo a punto le Linee guida approvate con il predetto Dm del 19 marzo. Il Presidente Cuccurullo ne ha anticipato i contenuti nel corso dell’audizione svolta in Commissione Cultura della Camera il 26 gennaio 2010 [2]. Un’audizione che, a detta di Cuccurullo, “si colloca in un momento veramente particolare della storia dell’Università italiana, oggetto di un profondo processo di riforma che coinvolge gli organi di governo, gli ordinamenti didattici, il reclutamento e le modalità di finanziamento”. Il presidente del Civr non ha lesinato critiche alle politiche di riduzione delle risorse destinate alla ricerca: “e mentre la politica di altri Paesi è orientata ad aumentare le risorse destinate agli atenei”, in Italia si verifica il processo inverso: alla ricerca è destinato un impegno finanziario “di gran lunga inferiore a quello dei nostri competitori”.
L’invito di Cuccurullo è inoltre quello di non dare troppo peso alla ricerca di cui “parlano i mass-media, rappresentandone uno stereotipo negativo che vede l’Italia regolarmente collocata come Paese di retroguardia”. Piuttosto è necessario affidarsi alle rappresentazioni della ricerca che emergono “dall’analisi di dati oggettivi, trasparenti e riproducibili”. Per dare un quadro della situazione puntuale, Cuccurullo sottolinea di aver approfondito la conoscenza di Scopus, “il potentissimo database dell’Elsevier, per analizzare in termini di quantità e qualità la produzione scientifica mondiale nelle varie categorie di valutazione”.
Scopus consente infatti di esaminare i risultati conseguiti nelle diverse categorie: si spazia dalle life sciences alle scienze dell’agricoltura, passando per le scienze biologiche e biochimiche, fino alle scienze fisiche e alla medicina. Per ciascuna delle categorie viene valutato il numero degli articoli e, successivamente, la loro qualità. Tale prassi metodologica consente inoltre di effettuare un confronto diretto con la qualità espressa dagli altri paesi, per esempio dagli Stati Uniti, posizionati al primo posto in ogni categoria. Alcuni esempi: nelle agricultural and biological sciences l’Italia si colloca, per numero, in undicesima posizione rispetto agli Stati Uniti, mentre per qualità recupera una posizione. Per quel che concerne la biochimica, la genetica e la biologia molecolare, l’Italia è settima sia per numero che per qualità. Nelle biotecnologie ci posizioniamo al decimo posto per quantità, al dodicesimo per qualità. A tal proposito Cuccurullo sottolinea che “mentre l’Italia si posiziona bene per ciò che concerne le tecnologie, i dati e la ricerca tradizionale, si colloca meno bene nelle tecnologie innovative”.
E ancora: in un settore tradizionalmente forte, quello chimico, l’Italia si colloca in decima posizione per numero di prodotti, in settima per qualità.
Altro settore di spicco è quello dell’immunologia e della microbiologia, in cui ci posizioniamo al sesto posto per quantità e al settimo per qualità. Posizione soddisfacente anche nella matematica, in cui l’Italia è sesta per numero e per qualità. Trend positivo anche nella medicina, in cui ci situiamo in quinta posizione per numero e in sesta per qualità. Infine, l’Italia è settima per numero e per qualità nelle neuroscienze, ottava per numero e settima per qualità in farmacologia, tossicologia e farmaceutica, in fisica, ottava per numero e settima per qualità nell’astronomia.
4.2 La ricerca italiana e il confronto internazionale
Questi raffronti consentono di definire con precisione la posizione dell’Italia nel contesto internazionale della ricerca. Sul piano percentuale emerge che gli Sati Uniti coprono il 51,6 per cento della ricerca mondiale, mentre l’Italia occupa il 3,3 per cento. In merito ai finanziamenti a livello mondiale, al primo posto vi sono sempre gli Stati Uniti, “che producono di più in termini di qualità e finanziano la ricerca con ben 273 miliardi di euro”. Seguono la Cina con 115 miliardi di euro e il Canada con 16,832 miliardi di euro.
Questo per quanto riguarda i riferimenti ai Paesi extraeuropei. In ambito europeo, al primo posto c’è la Germania con 58,848 miliardi di euro, seguita dalla Francia con 37,844 miliardi, dal Regno Unito con 34,037 miliardi e dall’Italia con 15,599 miliardi, investimento che vale l’ottava posizione (dati ufficiali dell’Unione europea relativi al 2006). In merito alle percentuali relative alla qualità e all’investimento, si evidenzia che gli Stati Uniti investono il 39,39 per cento del globale e producono il 51,6 della qualità; il Regno Unito investe il 4,77 per cento e produce l’11 per cento della qualità: un risultato che Cuccurullo considera “eccezionale”, perché “il Regno Unito investe relativamente poco rispetto agli Stati Uniti, ma ha una componente percentuale decisamente superiore a quella dell’investimento”. Segue la Germania, “che dovrebbe essere brillantissima” e invece investe l’8,25 per cento, ricavandone l’8,7 per cento di qualità. Allo stesso modo, la Francia ha un valore di 5,30 di investimento percentuale “e fa poco meglio in termini di qualità, raggiungendo il 5,5 per cento”.
Cuccurullo definisce poi “veramente fallimentare” l’attività del Giappone, dal momento che investe il 16,59 per cento del globale e produce il 5,2 per cento in termini di qualità. Soddisfacente, invece, il risultato dell’Italia, che investe solo il 2,18 per cento e, in termini di qualità, assorbe il 3,3: “l’Italia ha una posizione che – mi permetto di dire – è decisamente brillante rispetto all’investimento”. La Cina è in undicesima posizione: investe il 16,15 per cento del globale con 115,196 miliardi di euro e copre soltanto l’1,5 per cento della produzione di qualità del mondo.
Per quanto riguarda la dotazione di ricercatori, emerge che l’Italia ha 3,4 ricercatori equivalenti a tempo pieno su mille unità di forza lavoro. Al primo posto c’è la Finlandia, che ne recluta 15,3 ogni mille unità. Il valore percentuale medio in Europa è di 5,6 unità, quello dell’Italia di 3,4. A tal proposito non va dimenticato che “un altro importante driver di spese è rappresentato dal costo delle tecnologie, particolarmente rilevante per quelle innovative, penalizzate dall’esiguità dei finanziamenti, come dimostra, ad esempio, la posizione di retroguardia del nostro Paese nel settore delle biotecnologie”.
Dai dati ufficiali dell’Ue emerge come uno dei principali elementi di successo della ricerca sia rappresentato dalla sua dimensione internazionale, relativa ai network scientifici. Dall’analisi dei cento lavori scientifici più citati nel settore della medicina, in cui è certificata la presenza di ricercatori italiani, si ricava la tracciabilità di una rete molto densa di sinergie e interazioni a livello internazionale, in particolare con paesi leader nel mondo, Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito.
Uno sguardo, infine, alla dimensione interdisciplinare, visto che “dobbiamo immaginare la ricerca come un fiume, il cui corso si arricchisce sempre più per gli affluenti che vi convergono”. Scopus consente di rappresentare l’attività di ricerca svolta a livello internazionale, ad esempio, nell’area biomedica, fotografata come un “tessuto cerebrale”, grazie all’individuazione di tutti i gruppi che collaborano tra loro nell’ambito della medesima area. Per questa ragione, grazie alle moderne tecnologie, “non bisogna più parlare in modo approssimativo, ma dobbiamo riferirci rigorosamente ai dati”: risorse, ricercatori, gruppi di ricerca, ranking mondiale. “In sostanza – ha concluso Cuccurullo – credo che emerga abbastanza chiaramente il fatto che l’Italia non è il materasso della ricerca mondiale. L’Italia, ottava per finanziamento, si posiziona come settima nel contesto mondiale della ricerca, superando Paesi che sono stratosfericamente più finanziati di lei”.
5. Il Vtr 2001-2003: quadro sintetico
5.1 La valutazione per area e tipologia di prodotto
Il Vqr 2004-2008 attualizza e implementa il lavoro svolto dal Civr nell’ambito del precedente esercizio della valutazione, che ha fornito la prima mappatura della ricerca svolta in Italia. Molti, in effetti, gli spunti di interesse ricavabili dal Rapporto finale del Vtr 2001-2003, a partire dalle discipline. Alcune osservazioni. Davanti a tutti Scienze mediche, Scienze fisiche e Scienze biologiche. Bene la filiera umanistica e quella giuridico-sociale. E nell’area scientifica la ricerca parla quasi sempre inglese. Questo, in estrema sintesi, il quadro fornito dallo studio della distribuzione per area dei prodotti valutati. Nell’arco del triennio sono stati valutati 17.329 prodotti, esaminati da almeno due esperti, oltre che dai panel, per un totale di 35.400 valutazioni. Ingente il numero dei ricercatori interessati, oltre 64.000: 53.368 appartenevano alle Università, 6.486 interni e 2.270 affiliati esterni attivi presso enti pubblici di ricerca ed Enea, 1.210 appartenenti a istituti di ricerca privati.
Nella media annua del triennio 2001-2003 il numero più alto dei ricercatori interni delle strutture per area è quello di Medicina, seguiti a debita distanza da quelli di Biologia, Scienze filologico-letterarie, Scienze storiche filosofiche, Scienze giuridiche e Ingegneria industriale. L’analisi della distribuzione per area dei prodotti valutati conferma l’entità dell’impegno profuso dai ricercatori coinvolti nel campo delle Scienze mediche, che è in testa alla graduatoria di merito con 2.832 prodotti (il 15.30% del totale). Seguono Scienze fisiche con 2.101 (11.35%), Scienze biologiche con 1.663 (8.99%), Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche con 1.349 (7.29%). In fondo alla ranking list le 6 aree speciali ritenute di particolare importanza individuate dal Civr, precedute da Ingegneria civile e architettura con 769 (4.15%) e Scienze della terra con 688 (3.72%).
Sono state dunque le discipline scientifiche ad aver fatto pervenire il numero maggiore di prodotti, a testimonianza di un’attività di ricerca che nel nostro Paese viene condotta con risultati molto spesso d’eccellenza. Non trascurabile il contributo offerto dalle discipline storiche e umanistiche, che possono vantare filiere di ricerca inserite nell’alveo di una tradizione consolidata. Non proprio incoraggiante, invece, la situazione relativa alle aree di ricerca di frontiera, il cui contributo risente ancora di un deficit di sviluppo scientifico progettuale.
Altro dato di fatto è che la ricerca italiana è prevalentemente cartacea, che sia di natura scientifica, economica o letteraria. La tipologia più diffusa è quella degli articoli, ben 13.362 quelli presentati (72,20% del totale); 3.102 i libri (16,76%), 1.138 i capitoli di libri (6.15%). Pochi i brevetti, soltanto 318 (1.72%), a conferma di un trend negativo che caratterizza da anni l’attività di ricerca in Italia. Analizzando i dati complessivi, si rileva che, in termini di brevetti depositati nel triennio 2001-2003, le Università superano del doppio gli enti di ricerca. Nel triennio in esame, gli enti superano ancora le Università per ricavi dalla vendita dei brevetti e si mantengono al di sotto di esse per i costi di deposito e di gestione.
Per concludere, il Rapporto del Civr dice che in tutte le aree, ad eccezione dei raggruppamenti umanistici, giuridico e socio-politico, l’inglese è la lingua più diffusa per le pubblicazioni (complessivamente, il 76%); seguono l’italiano (22%), il francese (1,02%), il tedesco (0.44%) e lo spagnolo (0.33%). Il dato è unificante per tutte le strutture valutate. La ricerca parla inglese, in particolare, in Matematica, Chimica, Medicina, Biologia. Parla quasi esclusivamente italiano in Scienze storiche e filosofiche, Scienze filologiche e letterarie e Scienze giuridiche, settori in cui maggiormente radicato è il retaggio delle conoscenze consolidate e vi è una maggiore specificità linguistica.
5.2 La ricerca valutata. Giudizi e risultati
Sul piano della qualità, i risultati del Comitato presentano un quadro della situazione omogeneo e uniforme: è del 30% la percentuale dei prodotti risultati eccellenti, 46% quella dei prodotti ritenuti buoni. Il 19% è risultato accettabile e solo il 5% limitato. Si è anche tenuto conto delle dimensioni delle strutture di ricerca proponenti, inquadrate, area per area, in quattro categorie: mega, grandi, medie, piccole. Il dato che emerge è che quanto più l’istituzione è consolidata e strutturata tanto più la ricerca che vi si svolge risulta di qualità. I numeri parlano chiaro: nelle mega strutture il 33,8% dei prodotti è eccellente, il 47,2% buono, il 15,3% accettabile.
Si riduce la dimensione e decresce il grado di eccellenza delle attività di ricerca. Nelle grandi strutture i prodotti eccellenti sono il 31,9% (29,4% nelle medie e 28,1% nelle piccole), buoni il 45,8% (stessa percentuale nelle medie strutture e 42,9% nelle piccole), accettabili il 17,3% (contro il 19,4% e il 22,2%). La percentuale più alta dei prodotti ritenuti limitati spetta alle piccole strutture (6,8%). E va specificato che un prodotto è ritenuto eccellente se si colloca nel 20% superiore della scala di valore condivisa dalla comunità scientifica internazionale. E’ limitato se si colloca nel 40% inferiore. Per quanto riguarda la distribuzione dei giudizi sul totale dei brevetti, va rilevato il basso grado di eccellenza (18%); il 44% è giudicato buono, il 29% accettabile e il 9% limitato.
Per ciascuna area il rapporto Civr presenta un dossier valutativo scandito in quattro parti (figg. 6, 7 e 8): il rapporto del panel, la ranking list (vale a dire la tabella riassuntiva dei dati), il rating (grafico), la distribuzione dei giudizi di merito (grafico e tabella). Si tratta di una mole documentaria imponente e particolareggiata, «frutto di un lungo e approfondito lavoro di informatizzazione dei dati – ha spiegato Cuccurullo – gestito attraverso un prototipo avanzato di modello di valutazione interamente telematico, realizzato dal Cineca, e condotto di concerto con la Conferenza dei rettori e il Consiglio universitario nazionale. Per consultare il Rapporto è sufficiente collegarsi al sito http://vtr2006.cineca.it». A questo proposito un dato significativo: a 15 giorni dalla presentazione ufficiale del primo esercizio triennale di valutazione, sono state 520.021 le pagine visitate. Il record degli accessi spetta a provider privati che hanno visitato le pagine del sito 27.355 volte, seguiti dall’Università di Padova (11.133), dall’Istituto nazionale di fisica nucleare (9.068), dall’Università “La Sapienza” (6.503), dal Cnr (4.870) e dall’Università di Cagliari (4.756).
6. L’atto di avvio del Vqr 2004-2008: la candidatura degli esperti
Il primo passo operativo del nuovo esercizio di valutazione è rappresentato dalla pubblicazione del bando per la segnalazione di esperti per la costituzione dei panel, cui è affidato il compito di valutare la qualità di ciascuna delle pubblicazioni scientifiche selezionate dalle strutture. In una prima fase il Civr si riserverà di proporre al Ministro, per ciascuna delle 14 Aree, la conferma di panelist già coinvolti nel precedente Vtr. Inoltre il Civr potrà indicare uno o più osservatori che parteciperanno, come referenti, alla definizione degli indirizzi metodologici e delle loro modalità di applicazione.
Ai panel attivati in questa prima fase è affidato il compito di adottare due differenti metodologie, ai fini del giudizio di qualità delle pubblicazioni selezionate dalle strutture. L’analisi delle citazioni (ove applicabile), condotta direttamente da ciascun panel avvalendosi delle banche dati concordate con il Civr, o la peer-review, affidata ad esperti esterni scelti collegialmente dal panel (di norma non più di due), cui spetta il compito di esprimersi, in modo anonimo, sulla qualità delle pubblicazioni selezionate.
Ai fini della successiva integrazione dei panelist, il Comitato inviterà la comunità scientifica a segnalare nominativi di esperti, anche stranieri, in possesso di determinati requisiti:
- competenze scientifico-disciplinari nelle aree di riferimento;
- adeguata produzione scientifica negli ultimi dieci anni;
- esperienza nell’innovazione e trasferimento tecnologico;
- riconoscimenti scientifici (nazionali e internazionali);
- esperienza nella direzione e valutazione della ricerca;
- partecipazione ad organismi/programmi di cooperazione internazionale nell’ambito della ricerca.
Nel definire le procedure di composizione dei panel, il Civr è chiamato a garantire l’adeguata copertura disciplinare delle aree, l’organica partecipazione tra esperti dell’Università, degli enti di ricerca e dell’industria e, ove possibile, l’equilibrata partecipazione di genere. Dal canto loro i panel si impegnano non solo a operare come soggetti indipendenti e non come rappresentanti di organizzazioni o strutture, ma anche ad assicurare continuità nella partecipazione alle attività dei panel, a garantire riservatezza ed equità di giudizio, nonché a dichiarare preventivamente l’eventuale presenza di conflitti d’interesse nei confronti della valutazione di specifiche pubblicazioni e/o Strutture, astenendosi dalla stessa.
In vista dell’emanazione del bando di attivazione dell’intero processo, il Civr ha predisposto infine un’informativa rivolta agli enti terzi interessati a farsi valutare. La partecipazione è comunque subordinata alla sottoscrizione di una convenzione secondo lo schema riportato nell’informativa, e fissa in 127,5 euro la somma da erogare per ciascun progetto presentato.
Via libera all’Anvur
In attesa che il Civr avvii il nuovo esercizio di valutazione, il 13 maggio 2010 la Corte dei Conti ha dato il via libera alla costituzione dell’Anvur, che incassa così il placet della magistratura contabile, dopo aver ricevuto l’approvazione del Consiglio dei Ministri nel luglio 2009 [3]. La decisione della Corte dei Conti è stata anticipata il 12 maggio dallo stesso Ministro Gelmini nel corso del suo intervento in Commissione VII del Senato, dove ha annunciato di aver avviato le procedure per individuare “i membri del comitato di selezione del consiglio direttivo dell’Anvur”. Obiettivo, legare i finanziamenti alla valutazione della ricerca effettivamente svolta da atenei ed enti.
Numerose le attività che la nuova Agenzia sarà chiamata a svolgere, in ottemperanza alla mission fondamentale di promuovere la cultura del merito e dell’eccellenza, in accordo con le pratiche di valutazione consolidate a livello internazionale: la prospettiva è di svolgere un’azione costante di monitoraggio della ricerca prodotta grazie al ricorso a un sistema “integrato”, tale da consentire al Miur l’assegnazione delle risorse su base qualitativa e non più a pioggia. L’attività di valutazione terrà conto di parametri certificabili e sfrutterà il lavoro dei nuclei di valutazione: sotto la lente d’ingrandimento vi saranno non solo l’efficacia e l’efficienza della ricerca, ma anche della didattica, misurata sulla base di parametri internazionali, del grado di apprendimento degli studenti e del loro inserimento nel mercato del lavoro. I risultati così ottenuti saranno finalizzati sia all’erogazione mirata delle risorse, sia all’assegnazione di quote dei fondi premiali previsti per le strutture più virtuose. Una volta entrata a regime, come detto, l’Agenzia prenderà il posto del Civr e del Cnvsu, di cui erediterà obiettivi e know how metodologico.
Alcuni dei numerosi compiti di pertinenza dell’Anvur sono enunciati nel ddl di riforma del sistema universitario (AS 1905, congedato dalla Commissione VII del Senato il 20 maggio 2010). Alcuni brevi cenni a proposito. Già nel titolo I (art. 1, comma 4) è enunciato che il Ministero, nel rispetto dell’autonomia delle Università, “indica obiettivi e indirizzi strategici per il sistema e le sue componenti” e, tramite l’Anvur, “per quanto di sua competenza, ne verifica e valuta i risultati secondo criteri di qualità, trasparenza e promozione del merito, anche sulla base delle migliori esperienze diffuse a livello internazionale”. La prospettiva è assicurare l’assegnazione delle risorse in maniera coerente con gli obiettivi, gli indirizzi e le attività svolte da ciascun ateneo, “nel rispetto del principio della coesione territoriale del Paese, nonché con la valutazione dei risultati conseguiti”.
Il provvedimento stabilisce che l’Anvur debba esprimere il proprio parere in merito ai progetti di federazione e fusione di atenei (art. 3), deliberati dai competenti organi di ciascuna delle strutture coinvolte, da sottoporre “per l’approvazione all’esame del Ministero, che si esprime entro tre mesi”, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze e delle amministrazioni interessate. Oltre a formulare parere sull’introduzione “di un sistema di valutazione ex-post delle politiche di reclutamento degli atenei” (art. 5, lettera c), un ruolo importante svolgerà l’Agenzia nella definizione di un sistema di accreditamento delle sedi e dei corsi di studio e di dottorato universitari (art. 5, comma 2, lettera a), sistema fondato sull’utilizzo “di specifici indicatori definiti dall’Anvur per la verifica del possesso da parte degli atenei di idonei requisiti didattici, strutturali, organizzativi, di qualificazione dei docenti e delle attività di ricerca, nonché di sostenibilità economico-finanziaria”.
Allo stesso tempo l’Agenzia è chiamata a introdurre un sistema di valutazione periodica “dell’efficienza e dei risultati conseguiti nell’ambito della didattica e della ricerca svolta dalle singole università e dalle loro articolazioni interne” (art. 5, comma 2, lettera b). Per quanto riguarda il diritto allo studio, l’Anvur si pronuncerà sulla individuazione degli indici da utilizzare per la quantificazione del costo standard unitario di formazione per studente in corso, “calcolato secondo indici commisurati alle diverse tipologie dei corsi di studio, cui collegare l’attribuzione all’università di una percentuale della parte di Ffo non assegnata ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge 10 novembre 2008, n. 180, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 gennaio 2009, n. 1” (art. 5, comma 3, lettera f).
L’Agenzia avrà anche il compito di elaborare meccanismi di valutazione delle politiche di reclutamento degli atenei, cui sarà possibile attribuire una quota non superiore al 3 per cento del Ffo: tali meccanismi dovranno tener conto non solo della produzione scientifica dei professori e dei ricercatori e della percentuale di ricercatori a tempo determinato in servizio, ma anche della percentuale dei professori reclutati da altri atenei, dei professori e ricercatori in servizio responsabili scientifici di progetti di ricerca internazionali e comunitari, nonché del grado di internazionalizzazione del corpo docente.
Inoltre, “fatta salva la competenza esclusiva delle università a valutare positivamente o negativamente le attività dei singoli docenti e ricercatori”, l’Anvur stabilirà criteri oggettivi di verifica dei risultati dei lavori di ricerca prodotti dai docenti, la cui attività didattica e di servizio agli studenti sarà monitorata e certificata direttamente dagli atenei (art. 6, comma 5). Di particolare rilievo l’istituzione del Fondo di ateneo per la premialità di professori e ricercatori, che consentirà l’attribuzione agli atenei di ulteriori risorse da destinare “con decreto del Ministro, in proporzione alla valutazione dei risultati raggiunti effettuata dall’Anvur” (art. 9, comma 1).
Infine, per quel che concerne l’istituzione dell’abilitazione nazionale di durata biennale per la docenza (prevista per ciascun settore concorsuale), il provvedimento stabilisce i criteri per la costituzione delle commissioni, che saranno composte da cinque membri: quattro sorteggiati all’interno di una lista di professori ordinari afferenti a ciascun settore scientifico disciplinare, il quinto individuato “all’interno di una lista, curata dall’Anvur, di studiosi e di esperti di pari livello in servizio presso università di un Paese aderente all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse)”.
Il Vqr 2004-2008 all’esame della Scuola di management per le Università
Il nuovo esercizio di valutazione è stato illustrato, il 9 giugno 2010, dal presidente del Civr ai partecipanti del corso di formazione promosso presso il Miur dalla Scuola di management per le Università, gli enti di ricerca e le istituzioni scolastiche (Sum) del Politecnico di Milano, diretta da Giuseppe Catalano. In apertura delle due giornate di lavoro, dedicate al tema de “Il sistema di finanziamento delle Università e degli enti di ricerca: obiettivi ed opportunità per il 2010”, Catalano ha sottolineato che il Vqr 2004-2008 rappresenta “per l’intera comunità scientifica un lavoro fondamentale, ed è importante aver dato inizio ad un nuovo esercizio in grado di fornire un quadro preciso e puntuale della ricerca svolta in Italia”.
Messe in conto le preoccupazioni di alcuni “che temono di non essere adeguatamente valorizzati dalle nuove procedure elaborate dal Civr”, Catalano ritiene indispensabile “avviare il Vqr 2004-2008 in modo da garantire una periodicità certa”. Allo stesso tempo ha evidenziato che l’interruzione dell’attività del Comitato si è configurata come “un danno per l’intera comunità scientifica” e ha sottolineato l’urgenza di adottare “un meccanismo di valutazione imperniato su regole certe e scadenze ineludibili, che faccia capire che la strada della qualità e del merito è una strada senza ritorno”.
Principi condivisi anche da Cuccurullo, che nell’illustrare le linee portanti del Vqr ha puntualizzato che l’interruzione forzata dell’attività del Civr, determinata soprattutto dal cambio di governance del Ministero, ha determinato l’affiorare di talune problematiche di natura “economica e dimensionale”: infatti a conclusione del Vtr 2001-2003, “chiuso con successo, nonostante alcuni correttivi apportati in corso d’opera”, il Civr avrebbe dovuto valutare i prodotti elaborati nel triennio 2004-2006, trasformatosi poi in quinquennio, “con il conseguente aumento del numero dei prodotti da valutare e delle risorse da impiegare e il relativo allungamento dei tempi di attuazione”. A tutto questo si aggiunge “una certa imprevedibilità di fondo, dal momento che nella fase di avvio si registrano sempre degli adattamenti di sistema”.
Entrando nel merito operativo, è stato posto l’accento sul ruolo fondamentale dei panelist, “che dovranno essere autonomi, accreditati, affidabili e precisi nell’elaborazione dei giudizi”. Tra le novità vi è proprio il ruolo riservato ai panelist, “molto più centrale rispetto al passato, vista l’ingente mole di lavoro e il maggior coinvolgimento che essi avranno nelle procedure di valutazione vere e proprie”, prima affidate prevalentemente ad esperti esterni, comunque coinvolti nel Vqr 2004-2008 in numero cospicuo.
In conclusione, Cuccurullo ha evidenziato che “per consistenza numerica il nuovo esercizio di valutazione è il più ponderoso a livello mondiale: in Inghilterra, ad esempio, non sono tenuti a valutare tutti i prodotti inviati dalle strutture, ma una percentuale non inferiore al 20%. A mio avviso non è pensabile che la sorte giochi un ruolo così fondamentale nei processi di valutazione, determinanti nell’assegnazione delle risorse in base alla qualità”. Per dare un’accelerazione al nuovo esercizio Cuccurullo ha annunciato di aver trasmesso alla firma del Ministro la prima tranche di panelist chiamati “a indicare la rotta di questa nuova sfida” che investe ricercatori, dipartimenti, facoltà, strutture pubbliche e private di ricerca, “con l’obiettivo di pervenire ad una mappatura quanto più fedele e precisa della qualità della ricerca svolta nel nostro paese”.
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- Dm 19 marzo 2010 n. 8, Regole e procedure per l’attuazione del processo di Valutazione Quinquennale della Ricerca relativo al periodo 2004-2008, consultabile sul sito www.civr. miur.it. ↩
- Il resoconto dell’audizione è disponibile sul sito della Camera dei deputati http://nuovo.camera.it/461?stenog=/_dati/leg16/lavori/stencomm/07/indag/ricerca/2010/0126&pagina=s010. ↩
- In avvio della XVI Legislatura il regolamento dell’Anvur è stato sottoposto a revisione dal neo ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini. Già in occasione delle Dichiarazioni programmatiche sull’Università rese alle Commissioni Istruzione di Camera e Senato nel giugno 2006 il Ministro esprimeva la volontà di ridefinire il progetto dell’Anvur, ritenuta «una costosissima struttura ad alto tasso di burocrazia e rigidità». A distanza di qualche mese (con Dm 7 agosto 2008) il Ministro ha nominato un apposito gruppo di esperti incaricati di rassegnare un nuovo testo di regolamento per la revisione dell’Agenzia: del gruppo di lavoro ministeriale hanno fatto parte Luigi Biggeri, Roberto Cingolani, Franco Cuccurullo, Francesco Giavazzi, Antonello Masia, Tito Varrone. Il testo revisionato dell’Anvur è stato approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 24 luglio 2009 ed è contenuto nel Dpr 1 febbraio 2010, n. 76 recante: Regolamento concernente la struttura ed il funzionamento dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), adottato ai sensi dell’articolo 2, comma 140, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, pubblicato nel Supplemento ordinario n. 109/L alla Gazzetta ufficiale n. 122 del 27 maggio 2010. ↩
- Dm 19 marzo 2010 n. 8, Regole e procedure per l’attuazione del processo di Valutazione Quinquennale della Ricerca relativo al periodo 2004-2008, consultabile sul sito www.civr. miur.it. ↩
- Il resoconto dell’audizione è disponibile sul sito della Camera dei deputati http://nuovo.camera.it/461?stenog=/_dati/leg16/lavori/stencomm/07/indag/ricerca/2010/0126&pagina=s010. ↩
- In avvio della XVI Legislatura il regolamento dell’Anvur è stato sottoposto a revisione dal neo ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini. Già in occasione delle Dichiarazioni programmatiche sull’Università rese alle Commissioni Istruzione di Camera e Senato nel giugno 2006 il Ministro esprimeva la volontà di ridefinire il progetto dell’Anvur, ritenuta «una costosissima struttura ad alto tasso di burocrazia e rigidità». A distanza di qualche mese (con Dm 7 agosto 2008) il Ministro ha nominato un apposito gruppo di esperti incaricati di rassegnare un nuovo testo di regolamento per la revisione dell’Agenzia: del gruppo di lavoro ministeriale hanno fatto parte Luigi Biggeri, Roberto Cingolani, Franco Cuccurullo, Francesco Giavazzi, Antonello Masia, Tito Varrone. Il testo revisionato dell’Anvur è stato approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 24 luglio 2009 ed è contenuto nel Dpr 1 febbraio 2010, n. 76 recante: Regolamento concernente la struttura ed il funzionamento dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), adottato ai sensi dell’articolo 2, comma 140, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, pubblicato nel Supplemento ordinario n. 109/L alla Gazzetta ufficiale n. 122 del 27 maggio 2010. ↩