Prefazione
di Carlo Cappa
Abbiamo il piacere di pubblicare un intervento di Marc Foglia [1], «Wikipédia, l’enciclopedia democratica: principi, successo e problemi», su alcune problematiche riguardanti uno dei fenomeni più interessanti e attuali del Web. Nel nostro paese, il dibattito su questo potente strumento digitale oscilla troppo spesso tra un’eco delle polemiche d’Oltreoceano e discontinui affondi portati da intellettuali che reagiscono a specifiche provocazioni. Un recente esempio della diffusa sensibilità alle sollecitazioni provenienti dalle controversie che serpeggiano negli Stati Uniti è ravvisabile nell’attenzione prestata al recente lavoro di Jaron Lanier [2], rimbalzate su quasi tutte le testate italiane [3] nei primi mesi di quest’anno. In seguito alla pubblicazione di You Are Not a Gadget: A Manifesto [4], si è potuto assistere a un rinnovarsi delle dispute attorno a concetti quali hive-mind e crowd intelligence; seppure interessanti, tali dibatti vertono più sull’uso e sull’impatto sociale dei nuovi media, tra i quali Wikipedia ha un ruolo assai rilevante, che sulle loro implicazioni educative ed epistemologiche.
In modo differente, autorevoli intellettuali italiani quali Tullio Gregory e Miguel Gotor hanno polemizzato dalle colonne, rispettivamente, de la Repubblica [5] e de IlSole24ore [6], con la nuova enciclopedia on-line. Gregory ha ben sottolineato le differenze qualitative tra un progetto come quello basato sul wiki e la tradizione, che non cessa di rinnovarsi, di istituti di cultura e ricerca come l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. Gotor, invece, ha posto in luce alcuni ambigui aspetti di Wikipedia, tra i quali un ruolo di primaria importanza è giocato dalla sovrapposizione di due nodali concetti che contribuiscono a strutturare l’esperienza di apprendimento o di semplice approfondimento online. Ci si riferisce all’indebita congerie creata dall’intrecciarsi della semplice dell’informazione alla conoscenza, confusione e mancanza di definizione che creano negli utenti incertezze o false credenze dalle profonde ripercussioni in ambito educativo.
Dato tale contesto e auspicando studi più sistematici condotti sull’impatto di questi nuovi strumenti sulla pratica educativa in tutti i livelli dell’istruzione, è particolarmente prezioso avere l’occasione per potersi confrontare con il dibattito presente in Francia, specie per riscontrare l’attenzione prestata ad alcuni indicatori che possono fornirci un’immagine più sfaccettata degli utenti di quella che è, attualmente, una delle fonti d’informazione più utilizzata nel mondo. Inoltre, come si avrà modo di apprendere, in questo potente tool informatico vi è una forte tensione tra controllo e libertà intellettuale, come recenti accadimenti hanno evidenziato [7] ; questo tema non può certo lasciare indifferente chi si occupa di educazione, investendo direttamente ambiti come quelli della produzione di conoscenza e dell’apprendimento cooperativo.
Abstract
Wikipedia è la prima enciclopedia democratica al mondo. Il suo successo è quello proprio di una comunità di profani, anonimi e solerti, che democratizza un’attività in precedenza riservata a un’élite. La disponibilità di conoscenza, la sua organizzazione e la sua diffusione trasformano profondamente la tradizione enciclopedica, ma anche la relazione che si istaura con la conoscenza stessa. Contrariamente a ciò che induce a pensare il dibattito sull’affidabilità di Wikipedia, i principali problemi che vi si possono riscontrare non sono di natura scientifica ma politica.
Traduzione di Carlo Cappa
Come ha fatto Wikipedia a diventare un automatismo per gli Internauti? Quali sono i principi e le conseguenze del funzionamento della vincente «enciclopedia libera[8]», divenuta il sesto sito più visto al mondo [9]?
Tanto per la portata del fenomeno quanto per la frequentazione e l’apprezzamento positivo del pubblico, Wikipedia ha ottenuto un successo indiscutibile. Creata nel 2001 negli Stati Uniti da un giovane imprenditore, Jimmy Wales, e da uno studente di filosofia, Larry Sanger, la nuova enciclopedia ha sciamato per tutto il mondo, declinandosi in milioni di articoli, scritti in circa trecento lingue diverse. In italiano, si contano 670000 articoli, contro i 60000 della Treccani, che raccoglie da dieci anni 150 collaboratori; in francese, si contano 875000 articoli, rispetto ai 72000 dell’Encyclopédie de Diderot e ai suoi collaboratori che vi lavorano da vent’anni. Il successo si spiega, innanzitutto, con l’utilizzo del wiki, un tipo di sito web che permette una collaborazione on-line massiva e trasparente. Il successo di Wikipedia non era stato previsto nemmeno dagli stessi fondatori, che l’avevano concepita come la brutta copia di un’enciclopedia classica [10]. Grazie al wiki, la possibilità di pubblicare articoli e commenti on-line ebbe come effetto immediato un’accelerazione della produzione. Wikipedia è un bambino solo in parte desiderato, il cui sviluppo costringe all’ammirazione.
Per la pubblicazione non c’è né un controllo a priori, né un preventivo vaglio editoriale, ma un controllo reciproco svolto a posteriori. La conoscenza, ormai, si sviluppa con la modalità di un prodotto collettivo e istantaneo. Occorre riconoscere a Wikipedia la facilità d’accesso, un’efficace indicizzazione nei motori di ricerca, la gigantesca quantità di cognizioni disponibili e, infine, la capacità di rispondere a un’accresciuta domanda di partecipazione pubblica. La conoscenza su Wikipedia, di cui nessuno è proprietario, ha acquisito lo statuto di bene comune. Il costo della diffusione delle conoscenze diminuisce, nuovi saperi possono fare la loro comparsa e rispondere alle più varie curiosità. Questo successo corrisponde a una favolosa creazione di valore, ma anche alla distruzione di modelli e di settori editoriali esistenti. In Germania, la Brockhaus [11], dopo due secoli di vita, non sarà più pubblicata in cartaceo; in Francia, il Quid [12] è fallito. Microsoft ha dichiarato forfait con Encarta, la cui creazione fu voluta da Bill Gates nel 1993, ma che, solo dieci anni più tardi, fu sbaragliata dal successo di Wikipedia. Il sapere è oramai elaborato, controllato e diffuso on-line. Vi sono delle buone ragioni per comparare questa rivoluzione a quella della stampa nel XV secolo, segnata dall’invenzione dei caratteri mobili in piombo di Gutenberg [13].
L’informazione diviene così oggetto di consumo immediato. D’altra parte, sarebbe più opportuno parlare di conoscenze o di informazioni? La qualità degli articoli è estremamente variabile, e malgrado l’esistenza di portali tematici, la tentazione è quella di seguire percorsi piuttosto aleatori, suggeriti in primo luogo dagli hyperlinks e in conformità con lo spirito del World Wide Web. Vi è ancora bisogno di memorizzare? Sempre disponibile, la conoscenza enciclopedica non ci/si trattiene[14] più; orfana, essa non è più integrata con processi culturali e sociali di lunga durata, bensì associata a una semplice ricerca fatta attraverso un motore di ricerca. Disconnessa dalla lunga durata e dal suo orizzonte di senso, l’informazione finisce con il valere per se stessa, come un segno vuot0 [15]. Navigando in Wikipedia in cerca di conoscenza, anche gli ultimi recalcitranti alla Rete sono catturati dalla corrente del flusso. Lo spirito ormai si aspetta le informazioni come sono distribuite dalla Rete, in pacchetti, sottolinea Nicholas Carr [16]. L’attenzione finisce per dissolversi come un flusso di particole che si disperdono rapidamente. Non è per nulla scontato che la lettura dell’enciclopedia abbia il senso di un progresso dello spirito, aspetto rivendicato dalle grandi enciclopedie storiche. Wikipedia è un elemento essenziale della nuova matrice tecnologica, che ha come effetto il mantenere lo spirito nell’immediato.
L’accessibilità alla conoscenza ravviva un’illusione naturale dell’enciclopedismo: la ricerca troverebbe nell’articolo consultato il suo compimento, e non il suo punto di partenza. Nell’oceano del Web, Wikipedia ha il vantaggio di funzionare come un’etichetta che rassicura, presentandosi come una boa avvistabile e cliccabile sulla prima pagina dei risultati di Google. Non bisognerebbe sottovalutare la qualità di queste pagine realizzate da chiunque e di cui molti desiderano usufruire. Con Wikipedia, a rinascere è il sogno di un’enciclopedia universale, ma anche l’illusione che non ci sarebbe bisogno di metodo per accedere alla conoscenza. L’articolo di un’enciclopedia serve, nella maggior parte dei casi, per esplorare un soggetto e per farsene un’idea. Il funzionamento di Wikipedia, per come lo abbiamo potuto analizzare, rende ancora più necessaria la formazione a una pratica intelligente di ricerca in Internet.
L’ideale formulato da Jimmy Wales, co-fondatore di Wikipedia, è il seguente: «Immaginate un mondo nel quale ogni persona avrà libero accesso a tutto il patrimonio delle conoscenze umane. É questo che facciamo»[17]. L’opera culturale libera non soltanto è di libero accesso, ma abolisce il diritto d’autore e la proprietà intellettuale. Wikipedia rappresenta una profonda modificazione nella storia delle enciclopedie legata principalmente al fatto che il contenuto è prodotto dagli utenti stessi. Il termine «utente» designa nello stesso tempo il lettore, l’autore, il correttore e l’editore. Senza qualità particolari, il wikipedista [18] è quello che io chiamo un cittadino lambda [19]. Questo si definisce attraverso il suo impegno a favore di un progetto e per i suoi contributi a esso, non per delle qualifiche precedentemente acquisite. Teoricamente, si può sempre risalire all’autore di un articolo attraverso la «cronologia» che conserva le tracce di tutte le modifiche. In realtà, ci si interessa molto poco agli autori di un articolo, fino a far risultare non più pertinente la nozione stessa d’autore.
L’enciclopedia non è protetta da alcun filtro d’ingresso. Ciò che la protegge è la reciproca sorveglianza di tutti su tutti. In caso di conflitto, ci si riferisce alle norme editoriali oppure vi è l’intervento dell’amministratore. L’enciclopedia libera vive una sua vita propria, caratterizzata in primo luogo da alcuni paradossi. Il lavoro è collettivo e decentralizzato, ma questo territorio virtuale è pattugliato da guardiani e da una potente amministrazione; gli articoli sono scritti a più mani, ma la motivazione individuale resta la spinta primigenia; il sistema è d’ispirazione liberale, ma il sentimento d’appartenenza comunitaria aumenta con il crescere della partecipazione. Regolarmente rimessa in gioco o suscettibile di esserla, la conoscenza enciclopedica esiste in modo provvisorio. Quando ho fatto realizzare un sondaggio tra gli internauti francesi, all’inizio del 2008, alla domanda: «Pensate che tra dieci anni Wikipedia sarà ancora l’enciclopedia più letta?», un terzo degli interrogati rispose negativamente [20].
Ci troviamo di fronte a un’enciclopedia democratica, il cui contenuto e le cui regole sono prodotte collettivamente. Il sociologo Dominique Cardon ha mostrato come Wikipedia estenda il principio democratico al controllo e non soltanto alla produzione del contenuto: ogni wikipedista è investito di un dovere di vigilanza, mosso dalla cura della conoscenza come bene comune e dalla sua capacità di far applicare le regole [21]. La produzione di conoscenze volgarizzate è propria di questa generazione di siti web comunitari che si designano globalmente come Web 2.0: Flickr e Youtube per la condivisione di foto e video, Amazon per la valutazione (ranking) e il commento dei prodotti, Google Maps per la sovrapposizione e la coesistenza di fonti d’informazione differenti (mash up), etc. Si parla di crowdsourcing [22] per indicare la produzione e il consistente filtraggio dei contenuti da parte degli internauti. Tim O’Reilly, che ha coniato l’espressione di Web 2.0, su tale argomento afferma: «potete strutturare delle applicazione che sviluppino gli effetti della rete, in modo che più le persone le utilizzino più esse si migliorino [23]». Wikipedia è conforme allo spirito originale del web, che progredisce traendo profitto dall’intelligenza collettiva.
Enciclopedia democratica, Wikipedia incappa in problemi similari a quelli propri dei sistemi politici democratici. Questi derivano in gran parte dal progetto paradossale che consiste nel concepire l’elaborazione e la diffusione della conoscenza in modo democratico. Di fronte a una posta in gioco come quella della conoscenza, è strano ammettere per principio che tutti hanno un po’ ragione e, quindi, un po’ torto. Ognuno ha la stessa voce in capitolo rispetto agli altri, usufruendo del medesimo diritto a esprimersi su qualunque cosa. La neutralità del punto di vista, che Jimmy Wales e Larry Sanger hanno posto come primo principio editoriale, è un ideale contraddittorio: l’espressione di opinioni concorrenti è a un tempo incoraggiata come reciproca concorrenza tra punti di vista e delegittimata come parzialità di questi. Essendo i contributi sorvegliati da tutti, un’argomentazione originale ha buone possibilità di sparire rapidamente [24].
La conoscenza diventa espressione individuale, comparabile alla pubblicazione di foto o di blogs. Wikipedia offre ai suoi partecipanti un’esperienza comunitaria, suscettibile di ricreare l’esistenza di ogni partecipante sotto una forma virtuale. Certo, la conoscenza struttura un nuovo media, dandogli la sua motivazione primaria. L’entusiasmo dei partecipanti è presto smorzato dalle procedure richieste, siano esse di carattere sostanziale (i valori), di tipo procedurale (le norme editoriali) o tecnico (principalmente informatico). La comunità para-scientifica accetta a priori qualunque contributo, ma non per questo esercita un controllo meno serrato su tutto ciò che è scritto. Considerando i risultati, il sistema messo in opera funziona bene: numerosi test hanno dimostrato che l’affidabilità di Wikipedia non era inferiore a quella delle enciclopedie cartacee più stimate [25], mentre la sua reattività è notevolmente superiore. È lecito domandarsi se occorra rinforzare il potere dell’amministrazione del sito, correndo il rischio di creare un’oligarchia e scoraggiando i cittadini lambda.
Il principale problema che deve affrontare l’enciclopedia libera, tuttavia, è il pericolo rappresentato dai gruppi di pressione o d’interesse. Tra gli esempi di lobbying più celebri, si potrà ricordare la Chiesa di Scientology, Wal-Mart o dei gruppuscoli estremisti [26]. I casi più eclatanti sono facilmente rintracciabili [27], ma l’enciclopedia resta soltanto parzialmente protetta contro il rischio di monopolio locale esercitato su numerosi lemmi: è evidente che un’impresa, un’amministrazione, una collettività locale o un’associazione hanno interesse a controllare, tanto quanto possono, le pagine di Wikipedia che li riguardano. Ispirandosi ai lavori del sociologo americano Mancur Olson sui «paradossi dell’azione collettiva [28]» negli anni Settanta, si può affermare che il sistema democratico che Wikipedia offra vantaggi da un lato ai «passeggeri clandestini» (free riders), che approfittano di un bene accessibile e gratuito senza contribuirvi, dall’altro alle minoranze attive che, coperte dall’anonimato, hanno gli strumenti per controllare un certo numero di articoli chiave. Per il resto, si potrebbe rimproverare a Wikipedia di essere innanzitutto il riflesso di ciò che pensa la maggioranza degli utenti attivi. Vi si può forse immaginare la stessa indipendenza di spirito dell’Encyclopédie di Diderot? La degradazione della conoscenza al semplice rango di opinione diffusa è un rischio subdolo: le pagine di Wikipedia, per il loro stesso modo di produzione, devono produrre consenso.
Ben più che l’affidabilità delle informazioni, il problema che Wikipedia fa emergere è quello della loro parzialità e della loro possibile manipolazione. Come in tutti i sistemi democratici, questi rischi derivano sia dagli umori della maggioranza, sia dal mirato attivismo dei piccoli gruppi. Tra l’apparenza di un’enciclopedia neutra, elaborata da cittadini lambda, e la realtà della produzione del sapere, esiste un contrasto di cui soltanto i lettori più avveduti possono aver coscienza. L’ideale di una conoscenza neutra su Wikipedia non deve alimentare illusioni: il rischio maggiore è che l’informazione sia controllata in modo più o meno subdolo dai pregiudizi della massa o dagli interessi dei piccoli gruppi organizzati. L’enciclopedia libera è un terreno ideale per il lobbying, l’attivismo o il prêt-à-penser. Per i piccoli gruppi è relativamente facile, come in qualunque democrazia, intraprendere azioni efficaci. L’effetto di questo controllo è la manifesta impossibilità, in numerosi articoli, di far emergere un punto di vista non allineato o un qualunque spunto critico. È un pericolo di natura politica e ideologica, non scientifica.
Occorre sottolineare il successo delle comunità para-scientifiche virtuali, funzionanti sulla base di una relativa facilità d’ingresso, della disponibilità pubblica di dati su Internet, e di principi democratici o semi-democratici [29]. In netta opposizione, il modello classico della valutazione scientifica appare sempre meno adatto – nell’ambito delle scienze economiche occorrono in media due anni perché un articolo scientifico sia pubblicato – e paradossalmente incapace di fornire delle garanzie di qualità sufficienti. Wikipedia è una rimarchevole illustrazione di ciò che può fare una comunità di profani quando si occupa e trasforma una produzione di sapere altrimenti riservata solo a circoli di esperti. È l’enciclopedia della nostra epoca, animata dallo Zeitgeist, chiarificatrice di evoluzioni future anche in altri campi. La tendenza attuale inclina verso la diminuzione del numero di pagine create e l’aumento di quelle di discussione associate agli articoli [30]: il carattere democratico dell’enciclopedia dovrebbe risultarne rafforzato, salvo interpretare ciò come un ripiegamento della comunità su se stessa. Avendo presente questa evoluzione, il successo di Wikipedia non può esimere da una riflessione sui problemi sollevati dalla democrazia virtuale della conoscenza.
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- Marc Foglia si è già occupato di Wikipédia nel suo volume: Wikipedia. Un média démocratique pour la connaissance? Comment le citoyen lambda devient encyclopédiste, Limoges, FYP Editions, 2008. ↩
- Lanier aveva già violentemente attaccato, all’interno di un contributo per la Edge Foundation, quelli da lui definiti “maoisti digitali”, polemizzando con acredine contro una possibile egemonia del valore attribuito alla produzione collettiva da parte degli utenti dei contenuti. Cfr. http://www.edge.org/3rd_culture/lanier06_index.html. ↩
- A titolo d’esempio si citano i seguenti articoli: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/01/19/maoisti-digitali.html; http://www.corriere.it/cultura/10_marzo_27/gaggi_rete_e417c1d0-397a-11df-862c-00144f02aabe.shtml; http://archiviostorico.corriere.it/2010/febbraio/07/era_dell_homo_zappiens_co_9_100207084.shtml. ↩
- Il testo dovrebbe essere pubblicato in Italia entro la fine dell’estate. ↩
- http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/08/31/salvate-latreccani-cosi-sopravviveremo-al-web.html. ↩
- http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2010/01/futuro-media-storia-archivi-rete.shtml. ↩
- Cfr. http://www.corriere.it/cronache/10_maggio_11/wikipedia-polemica-porno-burchia_c93e4a36-5cee-11df-97c2-00144f02aabe.shtml. ↩
- L’altro nome di Wikipedia, coniato sulla definizione di «software libero». ↩
- Wikipedia attira, oggi nei primi mesi del 2010, 275 milioni di singoli visitatori al mese – 100 ricerche al secondo –, ovvero un quarto delle persone connesse nel mondo. ↩
- Il progetto iniziale era denominato Nupedia (ndt). ↩
- La Brockhaus è un’antica enciclopedia tedesca nata già nel XVIII secolo, seppure indirizzata, nella sua prima versione, a fornire uno strumento più moderno per le classi istruite. Attualmente, con il passaggio al formato digitale, è proprietà della Bertelsmann AG, multinazionale tedesca e una delle maggiori aziende multimediali al mondo (ndt). ↩
- Quid è un’enciclopedia francese, nata nel 1963, nota per aver un formato agile e per fornire definizioni molto succinte, utili per un rapido orientamento (ndt). ↩
- Cfr. Jean-Claude Guillebaud, Le goût de l’avenir, Paris, Le Seuil, 2006, p.13. È opportuno ricordare che Gutenberg non ha inventato la stampa come tecnica di riproduzione, ma ne ha accelerato e stabilizzato il processo. Similmente, Wikipedia non è la prima enciclopedia creata direttamente on-line: si ricorda, in lingua francese, l’Encyclopédie de l’Agora, creata da Jacques Dufresne e Hélène Laberge nel 1997. ↩
- In questo caso, l’autore propone un verbo, retenir, che si offre a una duplice interpretazione, significando sia trattenere, sia tenere a mente (ndt). ↩
- In continuità con Jean Baudrillard, si potrebbe affermare che con Internet, «lo spettacolo della macchina che produce senso dispensa l’uomo dal pensare». ↩
- Nicholas Carr, «Is Google making us stupid ?» The Atlantic, July/August 2008, http://www.theatlantic.com/magazine/archive/2008/07/is-google-making-us-stupid/6868/ ↩
- Jimmy Wales, intervista a Slashdot, 28 luglio 2004, http://interviews.slashdot.org/article.pl?sid=04/07/28/1351230. ↩
- Parola che vuole tradurre il francese wikipédien e formata sulla falsa riga di enciclopedista, a nostro avviso più corretto e suggestivo di Wikipediano (ndt). ↩
- Per una definizione più completa di questo concetto si veda il testo dello stesso Marc Foglia, Wikipédia. Un média démocratique pour la connaissance? Comment le citoyen lambda devient encyclopédiste, Limoges, FYP Editions, 2008 (ndt). ↩
- Inchiesta Opinionway realizzata con un campione di 1327 soggetti, rappresentativo della popolazione di internauti francesi a partire dai 18 anni. Modalità di somministrazione: sistema Cawi (Computer Assisted Web Interview). Periodo di realizzazione: 23-24 gennaio 2008. ↩
- Dominique Cardon e Julien Levrel, «La vigilance participative. Une interprétation de la gouvernance de Wikipedia», Réseaux, 2009/2, n°154, La Découverte, pp. 51-89. ↩
- L’espressione francese è «sous-traitance de masse» (ndt). ↩
- Tim O’Reilly, «What is web 2.0», 09.30.2005, http://oreilly.com/web2/archive/what-is-web-20.html ↩
- Denis Berger, “L’encyclopédie de non référence”, http://valaurea.free.fr/articles/wikipedia.html (17 febbraio 2005). Sulle enciclopedie cartacee, gli articoli sono generalmente affidati a docenti universitari, cosa che non rappresenta una garanzia di imparzialità. ↩
- Negli Stati Uniti, la rivista scientifica Nature ha testato l’affidabilità di Wikipedia comparandola alla celebre Encyclopædia Britannica, monumento enciclopedico d’oltreoceano. Il risultato dell’inchiesta vede le due enciclopedie testa a testa – il numero di errori non è più significativo su Wikipedia, che vince largamente in termini di accessibilità e di volume d’informazione disponibile. In Germania, un test della rivista Stern ha dichiarato la versione tedesca di Wikipedia largamente vincitrice in una competizione con Brockhaus Enzyklopädie, che gode di una ricca tradizione di due secoli e di un prestigio ineguagliato in Mitteleuropa. Il test è stato condotto dal Servizio di ricerca scientifica di Colonia, il Wissenschaftlicher Informationsdienst Köln, celebre per la sua serietà. ↩
- La rivista Wired ha stilato una lista delle azioni di lobbying riflettendo come sono emerse nella cronologia degli articoli di riferimento: http://wired.reddit.com/wikidgame/ ↩
- Il wikiscanner, inventato da uno studente di informatica Virgil Griffith, permette di collegare le modifiche di un articolo di Wikipedia alle banche dati contenenti gli indirizzi IP dei computer, negli Stati Uniti, e di determinarne così la provenienza: http://wikiscanner.virgil.gr/ ↩
- Mancur Olson, Logic of Collective Action: Public Goods and the Theory of Groups. Cambridge, Harvard University Press 1971; trad. it. La logica dell’azione collettiva: i beni pubblici e la teoria dei gruppi, Milano, Feltrinelli, 1983. ↩
- Tra questi siti, si può citare, ad esempio arXiv.org: Grigori Perelman vi pubblicò un e-print, nel 2002, che gli valse la medaglia Fields (che rifiutò) nel 2006. Esigendo un’inscrizione iniziale per poter intervenire su alcuni articoli e, soprattutto, attribuendo poteri differenti secondo il «rango» dell’utente, Wikipedia funziona, in realtà, seguendo dei principi semi-democratici. ↩
- Felipe Ortega, tesi di dottorato A Quantitative Analysis of Wikipedia, 1 aprile 2009, http://libresoft.es/Members/jfelipe/phd-thesis. ↩
- Marc Foglia si è già occupato di Wikipédia nel suo volume: Wikipedia. Un média démocratique pour la connaissance? Comment le citoyen lambda devient encyclopédiste, Limoges, FYP Editions, 2008. ↩
- Lanier aveva già violentemente attaccato, all’interno di un contributo per la Edge Foundation, quelli da lui definiti “maoisti digitali”, polemizzando con acredine contro una possibile egemonia del valore attribuito alla produzione collettiva da parte degli utenti dei contenuti. Cfr. http://www.edge.org/3rd_culture/lanier06_index.html. ↩
- A titolo d’esempio si citano i seguenti articoli: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/01/19/maoisti-digitali.html; http://www.corriere.it/cultura/10_marzo_27/gaggi_rete_e417c1d0-397a-11df-862c-00144f02aabe.shtml; http://archiviostorico.corriere.it/2010/febbraio/07/era_dell_homo_zappiens_co_9_100207084.shtml. ↩
- Il testo dovrebbe essere pubblicato in Italia entro la fine dell’estate. ↩
- http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/08/31/salvate-latreccani-cosi-sopravviveremo-al-web.html. ↩
- http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2010/01/futuro-media-storia-archivi-rete.shtml. ↩
- Cfr. http://www.corriere.it/cronache/10_maggio_11/wikipedia-polemica-porno-burchia_c93e4a36-5cee-11df-97c2-00144f02aabe.shtml. ↩
- L’altro nome di Wikipedia, coniato sulla definizione di «software libero». ↩
- Wikipedia attira, oggi nei primi mesi del 2010, 275 milioni di singoli visitatori al mese – 100 ricerche al secondo –, ovvero un quarto delle persone connesse nel mondo. ↩
- Il progetto iniziale era denominato Nupedia (ndt). ↩
- La Brockhaus è un’antica enciclopedia tedesca nata già nel XVIII secolo, seppure indirizzata, nella sua prima versione, a fornire uno strumento più moderno per le classi istruite. Attualmente, con il passaggio al formato digitale, è proprietà della Bertelsmann AG, multinazionale tedesca e una delle maggiori aziende multimediali al mondo (ndt). ↩
- Quid è un’enciclopedia francese, nata nel 1963, nota per aver un formato agile e per fornire definizioni molto succinte, utili per un rapido orientamento (ndt). ↩
- Cfr. Jean-Claude Guillebaud, Le goût de l’avenir, Paris, Le Seuil, 2006, p.13. È opportuno ricordare che Gutenberg non ha inventato la stampa come tecnica di riproduzione, ma ne ha accelerato e stabilizzato il processo. Similmente, Wikipedia non è la prima enciclopedia creata direttamente on-line: si ricorda, in lingua francese, l’Encyclopédie de l’Agora, creata da Jacques Dufresne e Hélène Laberge nel 1997. ↩
- In questo caso, l’autore propone un verbo, retenir, che si offre a una duplice interpretazione, significando sia trattenere, sia tenere a mente (ndt). ↩
- In continuità con Jean Baudrillard, si potrebbe affermare che con Internet, «lo spettacolo della macchina che produce senso dispensa l’uomo dal pensare». ↩
- Nicholas Carr, «Is Google making us stupid ?» The Atlantic, July/August 2008, http://www.theatlantic.com/magazine/archive/2008/07/is-google-making-us-stupid/6868/ ↩
- Jimmy Wales, intervista a Slashdot, 28 luglio 2004, http://interviews.slashdot.org/article.pl?sid=04/07/28/1351230. ↩
- Parola che vuole tradurre il francese wikipédien e formata sulla falsa riga di enciclopedista, a nostro avviso più corretto e suggestivo di Wikipediano (ndt). ↩
- Per una definizione più completa di questo concetto si veda il testo dello stesso Marc Foglia, Wikipédia. Un média démocratique pour la connaissance? Comment le citoyen lambda devient encyclopédiste, Limoges, FYP Editions, 2008 (ndt). ↩
- Inchiesta Opinionway realizzata con un campione di 1327 soggetti, rappresentativo della popolazione di internauti francesi a partire dai 18 anni. Modalità di somministrazione: sistema Cawi (Computer Assisted Web Interview). Periodo di realizzazione: 23-24 gennaio 2008. ↩
- Dominique Cardon e Julien Levrel, «La vigilance participative. Une interprétation de la gouvernance de Wikipedia», Réseaux, 2009/2, n°154, La Découverte, pp. 51-89. ↩
- L’espressione francese è «sous-traitance de masse» (ndt). ↩
- Tim O’Reilly, «What is web 2.0», 09.30.2005, http://oreilly.com/web2/archive/what-is-web-20.html ↩
- Denis Berger, “L’encyclopédie de non référence”, http://valaurea.free.fr/articles/wikipedia.html (17 febbraio 2005). Sulle enciclopedie cartacee, gli articoli sono generalmente affidati a docenti universitari, cosa che non rappresenta una garanzia di imparzialità. ↩
- Negli Stati Uniti, la rivista scientifica Nature ha testato l’affidabilità di Wikipedia comparandola alla celebre Encyclopædia Britannica, monumento enciclopedico d’oltreoceano. Il risultato dell’inchiesta vede le due enciclopedie testa a testa – il numero di errori non è più significativo su Wikipedia, che vince largamente in termini di accessibilità e di volume d’informazione disponibile. In Germania, un test della rivista Stern ha dichiarato la versione tedesca di Wikipedia largamente vincitrice in una competizione con Brockhaus Enzyklopädie, che gode di una ricca tradizione di due secoli e di un prestigio ineguagliato in Mitteleuropa. Il test è stato condotto dal Servizio di ricerca scientifica di Colonia, il Wissenschaftlicher Informationsdienst Köln, celebre per la sua serietà. ↩
- La rivista Wired ha stilato una lista delle azioni di lobbying riflettendo come sono emerse nella cronologia degli articoli di riferimento: http://wired.reddit.com/wikidgame/ ↩
- Il wikiscanner, inventato da uno studente di informatica Virgil Griffith, permette di collegare le modifiche di un articolo di Wikipedia alle banche dati contenenti gli indirizzi IP dei computer, negli Stati Uniti, e di determinarne così la provenienza: http://wikiscanner.virgil.gr/ ↩
- Mancur Olson, Logic of Collective Action: Public Goods and the Theory of Groups. Cambridge, Harvard University Press 1971; trad. it. La logica dell’azione collettiva: i beni pubblici e la teoria dei gruppi, Milano, Feltrinelli, 1983. ↩
- Tra questi siti, si può citare, ad esempio arXiv.org: Grigori Perelman vi pubblicò un e-print, nel 2002, che gli valse la medaglia Fields (che rifiutò) nel 2006. Esigendo un’inscrizione iniziale per poter intervenire su alcuni articoli e, soprattutto, attribuendo poteri differenti secondo il «rango» dell’utente, Wikipedia funziona, in realtà, seguendo dei principi semi-democratici. ↩
- Felipe Ortega, tesi di dottorato A Quantitative Analysis of Wikipedia, 1 aprile 2009, http://libresoft.es/Members/jfelipe/phd-thesis. ↩