Abstract
Il presente articolo propone un approfondito report dell’esperienza offerta agli studenti del corso di laurea in Scienze Motorie della Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. All’interno del corso di Pedagogia generale, in data 17 gennaio 2011, si è svolta una lezione seminariale in collaborazione con il Working Pit Bull Club, riguardo la pet-therapy e le Attività Assistite con Animali. Per la particolarità del tema e per l’alto profilo delle competenze dei partecipanti esterni all’Ateneo intervenuti, si è ritenuto utile vagliare l’efficacia della lezione attraverso questionari. I risultati di questi e le prospettive da essi aperte sono dettagliati nelle pagine che seguono.
1. Un’esperienza d’incontro
Nell’ambito della disciplina di Pedagogia generale impartita per il corso di studi in Scienze Motorie della Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, si è svolta in data 17 gennaio 2011 una lezione seminariale dedicata alle attività assistite con animali (AAA), nella quale un particolare rilievo è stato dato alle iniziative presenti sul territorio nazionale e si è avuta occasione di approfondire la legislazione che regolamenta questa delicata materia in Italia e in altri paesi significativi per la pet-therapy. Il seminario ha rappresentato un’occasione per consolidare il rapporto di reciproca collaborazione che vede impegnati l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e il Working Pit Bull Club [1], presente nelle persone di Abramo Calini e Daniele Preda. Tale collaborazione è iniziata, infatti, nell’anno accademico 2005/2006, nel quale vi sono state due differenti iniziative organizzate nell’Ateneo: la prima è stata proprio una lezione seminariale svolta sempre all’interno della disciplina di Pedagogia generale impartita per il corso di studi in Scienze Motorie della Facoltà di Medicina. In questo caso, Abramo Calini, presidente del Working Pit Bull Club Italia e chi scrive, titolare della disciplina, hanno presentato per la prima volta agli studenti le tematiche che più potevano interessare loro nell’alveo della pet-therapy; per misurare il gradimento di tale proposta didattica, si era ricorsi a un questionario anonimo molto semplice, che aveva affrescato un successo quasi imprevisto, sia per l’ampiezza del feedback positivo, sia per la richiesta di ulteriori informazioni riguardo alla materia in oggetto.
Successivamente, il corso di Laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione in una Società Multiculturale della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, ha organizzato in data 4 aprile 2006 la giornata di approfondimento dal titolo Formazione del cittadino. Il rapporto con il cane: da problema a risorsa formativa [2], con la partecipazione del Working Pit Bull Club e del Griso Club [3]. Da allora sono state numerose le iniziative e gli scambi avvenuti tra l’Ateneo e il WPBC, che hanno portato al consolidarsi di un rapporto proficuo sia sotto il versante didattico sia per la ricerca scientifica [4].
2. Il questionario: tra conoscenza e curiosità
Forti di queste pregresse esperienze, si è ritenuto utile cercare di comprendere con maggiore precisione l’impatto della lezione seminariale offerta in questo anno accademico con un questionario anonimo somministrato a tutti gli studenti presenti alla lezione, che ammontavano a esattamente ottanta soggetti. Il questionario, molto semplice nella sua struttura, prevedeva cinque domande a risposta chiusa e la possibilità di esprimere commenti personali [5]. La prima domanda era volta a comprendere le conoscenze pregresse degli studenti: «Che conoscenza aveva della pet-therapy prima del seminario?». Le risposte possibili erano: «1) Nessuna; 2) Qualcuna; 3) Sufficiente; 4) Abbastanza; 5) Molta». La media delle risposte è risultata essere di 1,9, con un discreta omogeneità, essendo la deviazione standard pari a 1. La conoscenza pregressa, quindi, risulta carente e, a domande dirette in classe, derivare da sentito dire o da vaghi accenni colti attraverso la televisione o la rete, senza alcun supporto specialistico. Tuttavia, si deve registrare un 10% (otto soggetti) che dichiara di possedere Abbastanza (5) o Molta (3) conoscenza dell’argomento, derivante o dall’ambito familiare o da approfondimenti personali, solitamente spronati dalla passione per gli animali, piuttosto che dal desiderio di entrare in contatto con una forma di attività specifica.
Dopo la prima domanda indirizzata a comprendere le preconoscenze degli studenti, la seconda e la terza domanda erano indirizzate a una valutazione del seminario in quanto tale. Per ottenere tale risultato, la seconda domanda riguardava l’apporto di nuove conoscenze che il seminario ha comportato per gli studenti: «Ritiene che il seminario le abbia apportato nuove conoscenze?»; le risposte possibili erano le medesime della precedente domanda. In questo caso, sono due i risultati particolarmente positivi. La media delle risposte è alta attestandosi a 3,5, con un’omogeneità piuttosto elevata, essendo la deviazione standard di 0,9. Il secondo aspetto positivo riguarda proprio il 10% degli studenti che aveva dichiarato di conoscere abbastanza o molto della pet-therapy: per più della metà di loro, il seminario ha rappresentato l’acquisizione di abbastanza o molte nuove conoscenze, testimoniando la capacità da parte dei conduttori della lezione di offrire contenuti calibrati su più livelli. Ciò è stato possibile anche grazie all’ampio spazio concesso sia da Calini sia da Preda alle domande degli studenti, tanto durante la lezione quanto subito dopo. In tal modo, le conoscenze esposte sono state calate in situazione, offrendo agli studenti risposte a interrogativi semplici e riguardanti problematiche o curiosità individuali.
La terza domanda era indirizzata alla misurazione dell’efficacia percepita del seminario: «Ritiene che il seminario sia stato efficace nel proporre le informazioni date?»; prevedendo le seguenti possibilità: «1) Per nulla; 2) Un po’; 3) Sufficientemente; 4) Abbastanza; 5) Molto». Il risultato è abbondantemente positivo, assestandosi a una media attorno a 3,7; inoltre, indirizzandosi alla valutazione di un elemento che non doveva dipendere dal possesso o meno di preconoscenze da parte degli studenti, era auspicabile che i risultati fossero quanto più possibile omogenei. Tale obiettivo sembra essere stato raggiunto, poiché la deviazione standard è di solo 0,7, il valore minore registrato tra le cinque domande. Ciò dimostra anche l’efficacia comunicativa di una lezione offerta da esperti che non provengo dal mondo accademico, quando, naturalmente, si viene a creare una forte sinergia con coloro che conoscono il profilo della classe e le necessità specifiche del corso.
La quarta e la quinta domanda, a differenza delle precedenti centrate sul seminario, avevano la funzione di porre questo in relazione con il corso di Pedagogia che lo ha ospitato. La quarta domanda riguardava il gradimento dell’inserimento dell’argomento nel corso: «Ha gradito la presenza di questo seminario all’interno del corso di Pedagogia generale?» e prevedeva le medesime cinque possibilità presenti nella domanda numero 3. Ovviamente, data la tipologia della domanda, è stato molto positivo riscontrare che la media delle risposte sfiorava il 4 (3,97), con una deviazione standard di 1. Questo risultato è pressoché univoco nel dimostrare un pieno gradimento di questa tematica all’interno di un corso di Pedagogia: essa, per molti aspetti, risulta in continuità con problematiche affrontate durante le lezioni e offre agli studenti un’utile sollecitazione per avvicinarle attraverso prospettive differenti. Inoltre, tale risultato dimostra come, almeno per una parte significativa della classe, il tema diveniva più accattivante anche per il continuo riferimento ai cani, capaci di convogliare meglio l’attenzione.
L’ultima domanda ventilava la possibilità, per l’anno accademico successivo, di diminuire o aumentare la presenza della tematica della pet-therapy all’interno del corso. Tale domanda, inoltre, era utile anche per vagliare la continuità con la precedente, poiché a un semplice gradimento individuale sarebbe stato opportuno che facesse seguito anche il desiderio di un maggiore approfondimento scientifico attraverso più ore dedicate al tema. La domanda era così formulata: «Vorrebbe che questo seminario e le sue tematiche avessero più spazio all’interno del corso di Pedagogia generale?»; le risposte possibili erano: «1) Per nulla; 2) Solo un po’; 3) Sì, almeno un’altra lezione; 4) Sì, almeno altre due lezioni; 5) Sì, rappresenti una parte integrante del corso». La media delle risposte è risultata essere di 3,6, con una deviazione standard di 1,1. La maggior parte degli studenti, quindi, desidera un approfondimento di questi temi, pur non immaginandolo parte del corso in senso stretto. Ciò conferma l’opportunità dell’arricchimento dell’offerta didattica con integrazioni istaurate con collaborazioni tra l’università e gli specialisti esterni al mondo accademico, non certo, però, al fine di sorreggere un corso, bensì proprio per diversificare le prospettive presentate e per porre a contatto gli studenti con eccellenze del nostro paese altrimenti difficilmente raggiungibili.
Un’ultima considerazione deve essere rivolta alle osservazioni libere che gli studenti potevano proporre nell’ultima parte del questionario: undici studenti si sono serviti di tale possibilità, fornendo risposte che, nella loro totalità, si indirizzavano verso due nuclei tematici ben precisi. Il primo è il desiderio di comunicare l’interesse che tale argomento ha suscitato in loro, in alcuni casi (due) inteso come scoperta, in altri (cinque) come conferma delle proprie passioni. Il secondo aspetto presente in larga parte dei commenti, invece, rappresentava una richiesta in senso stretto: il desiderio di poter assistere a dimostrazioni pratiche con la presenza di cani. Naturalmente, visto l’interesse suscitato dal tema, interesse come detto veicolato senza dubbio anche dalla presenza del cane come fattore d’attrazione e di focalizzazione dell’attenzione, tale richiesta poteva essere prevedibile. In tal senso, però, si ritiene che tale desiderio possa essere utilmente sfruttato dagli studenti più come volano per approfondire tale tematica all’esterno dell’università, più che rivolgersi passivamente all’interno dell’accademia. In un’ottica di integrazione dell’offerta didattica, infatti, dando per assodato il livello qualitativamente alto delle lezioni e dell’expertise presentata, non può trattarsi all’interno di un seminario di completare o esaurire gli argomenti proposti, quanto di prospettare una maggiore varietà d’approcci rispetto a quelli possibili attraverso un semplice ciclo di lezioni.
Concludendo questo report, ci si può dire pienamente soddisfatti dell’esperienza fatta, sia in termini di ricezione da parte degli studenti, sia per il consolidarsi di un rapporto sia scientifico sia didattico con realtà esterne all’Ateneo, capaci di arricchire l’esperienza di classe degli studenti. L’università può fungere, in tal senso, da catalizzatore di relazioni, capace di rappresentare nodi d’apprendimento che trovano nella professionalità docente una garanzia e un controllo dell’alto livello richiesto dall’istruzione superiore e nella competenza esterna un’irrinunciabile risorsa da valorizzare e con cui porsi in costante dialogo.
- Per le attività del Club, si veda il sito: http://www.workingpitbull.org/. ↩
- Questa esperienza è stata occasione per l’articolo da me scritto Seminario sulla pet-therapy con il WPBC, sulla rivista «Ti presento il cane», n. 1, 2006. ↩
- Anche in questo caso, si rimanda al sito dell’associazione per ulteriori informazioni: http://www.grisoclub.it/. ↩
- In particolare, si ricorda la mia partecipazione al convegno Attività e terapie assistite con animali, significato e campi d’intervento, organizzato dalla Fondazione Castellini di Megnano (Milano), il 3 marzo 2007, con l’intervento dal titolo Pedagogia, pedagogia ospedaliera, pet therapy: una questione di concetti?. ↩
- Per uno schema riassuntivo dei risultati si veda il grafico 1. ↩