Miguel A. Pereyra, Hans-Georg Kotthoff, Robert Cowen, PISA Under Examination. Changing Knowledge, Changing Test, and Changing Schools, Rotterdam (Netherlands), Sense Publishers, 2011.
Nell’attuale dibattito pedagogico l’indagine internazionale PISA riveste un ruolo di primo piano, sia per la risonanza mondiale che la pubblicazione dei risultati possiede [1], sia perché numerose tematiche che costituiscono l’ossatura di tale valutazione rappresentano a loro volta argomenti fortemente dibattuti, come i concetti di competenza e di efficienza nell’istruzione. In tal senso, essa suscita un vivo interesse che non può più pensarsi circoscritto agli accademici e ai pedagogisti, essendo riscontrabile anche nei decisori politici più avvertiti, nelle scuole, nei genitori e nelle comunità locali [2] .
Il volume in oggetto compie, nel panorama di riflessione su questa indagine coordinata dall’OCSE, un importate approfondimento svolto nell’ottica dell’educazione comparata e utilizzando differenti approcci per interrogare criticamente questa che sembra profilarsi, nel bene e nel male, come una rivoluzione pedagogica di ampia portata. Il testo raccoglie gli atti del convegno organizzato dalla CESE (Comparative Education Society in Europe), dal 23 al 26 novembre del 2009, svoltosi nell’isola La Palma dell’arcipelago delle Canarie. Il volume si presenta diviso in cinque sezioni che costituiscono altrettanti percorsi di analisi rivolti non soltanto all’impostazione dell’indagine internazionale, ma anche alla sua storia, ai suoi presupposti concettuali e alla sua statura politica. Il primo saggio [3], a firma dei curatori, illustra molto bene l’articolazione del volume, delineando il complesso profilo del Programme for International Student Assessment (PISA), che impone la necessità di un percorso di taglio nettamente interdisciplinare.
Nella prima parte, The comparative challenges of OECD PISA programme, pp. 15-74, attraverso quattro saggi di studiosi di chiara fama (Ulf Lundgren, Thomas Popkewitz, Clara Morgan e Antonio Bolívar), l’indagine PISA è analizzata come un nuovo e possibile riferimento per gli studi che utilizzano una metodologia comparativa, cercando di comprendere quanto vi sia di specificamente appartenente a questo ambito di studi, riferendosi anche alla sua storia e al suo ruolo politico. Nella seconda parte, Pisa and School Knowledge, pp. 75-122, l’attenzione è portata, invece, sul ruolo giocato da questa indagine rispetto alla scuola, ai suoi programmi e alle valutazioni di questa. Confermando il carattere prima indicato del volume, gli approcci degli studiosi [4] risultano eterogenei, ma capaci di fornire un quadro molto ricco e numerosi spunti di riflessione.
Nella terza parte, The assessment of PISA, School Effectiveness and the Socio-cultural Dimension, pp. 123-182, composta in questo caso da quatto saggi [5], proposto all’attenzione del lettore è il ruolo che i risultati di PISA possono giocare come strumento per incidere sulla vita politica e sulla programmazione delle azioni rivolte all’istruzione in differenti paesi, giungendo, inoltre, ad analizzare il delicato nodo rappresentato dal modo in cui studenti in situazioni di svantaggio socio-economico affrontano questo tipo di valutazioni. Nella quarta parte, Pisa and the Immigrant Student Question, pp. 183-222, due saggi, il primo di Aileen Edele e Petra Stanat e il secondo di Julio Carabaña, partendo dai risultati degli studenti immigrati nell’indagine PISA, presentati nella letteratura scientifica solitamente come inferiori alle medie ottenute dagli altri studenti delle stesse scuole, pongono in campo differenti letture che giungono a conclusioni divergenti su questo tema molto dibattuto. L’ultima parte, infine, intitolata Extreme Visions of Pisa, pp. 223-265, presenta due saggi che colgono l’immagine di questa indagine internazionale dal punto di vista di paesi in cui essa ha avuto un forte impatto, seppur per ragioni diametralmente opposte. Hannu Simola e Risto Rinne, infatti, presentano le ripercussioni di PISA in Finlandia, paese risultato ai vertici della classifica, mentre Daniel Tröhler analizza il dibattito scatenato dai poco lusinghieri risultati della Germania nelle prime indagini PISA, ponendo in relazione con la tradizione tedesca della Bildung le diverse posizioni espresse da studiosi appartenenti a questo paese.
In chiusura il volume propone un breve ma denso contributo di Robert Cowen, indirizzato a definire il tipo di potenzialità che l’indagine Pisa può rappresentare per gli studi in Comparative Education. Non mancano, infine, tre appendici, contenenti ulteriore materiale, dai poster utilizzati durante il convegno ad approfondimenti riguardo alla lettura delle valutazioni. La ricchezza del testo non si presta a un approfondimento puntuale, ma sembra opportuno soffermarsi, seppur brevemente, su due saggi, tra loro differenti ma con numerosi punti di convergenza: il testo di Ulf P. Lundgren, Pisa as a political instrument: One history behind the formulating of the PISA Programme, pp. 17-30 e il contributo di Daniel Tröhel, Concepts, cultures and comparisons. Pisa and the double German discontentment, pp. 245-258. In entrambi questi saggi è posta radicalmente in questione l’utilità di guardare all’indagine PISA come un puro strumento di valutazione delle competenze: essa, infatti, come ben dimostrato da entrambi gli autori, affonda la sua origine nell’evoluzione di un preciso approccio alla cultura e alla conoscenza, frutto delle aspre vicende politiche che hanno caratterizzato i rapporti tra le potenze Occidentali, Stati Uniti in primis, e l’Unione Sovietica. Un modo di intendere la conoscenza, quindi, che prende slancio nell’alveo del cognitivismo e in accordo con il desiderio politico di rivolgersi a un contesto più ampio di quello rappresentato delle singole tradizioni nazionali, ponendosi come orizzonte la costruzione di una società armonica e omogenea (One World). In tal senso, un’indagine che intendeva programmaticamente porsi come altra rispetto alle valutazioni compiute all’interno della scuola, dunque basate sul curriculum nazionale [6], si rivela avere due conseguenze di grande rilevanza, che possono essere pensate come strutturale e la cui portata deve essere ancora compresa appieno. Innanzitutto, approfondendo un approccio focalizzato sulle competenze, l’indagine PISA veicola una precisa immagine di apprendimento e dei risultati di questo, caldeggiando, se non imponendo, una visione d’individuo in forte discontinuità con la tradizione pedagogica di molti paesi europei. In secondo luogo, la dichiarata estraneità dell’indagine al curriculum [7], lungi dal non avere riflessi sul mondo della scuola, rischia di diventare cartina tornasole della preparazione degli alunni e della validità dei sistemi d’istruzione.
La ricchezza delle tematiche presentate, le ampie bibliografie dei singoli saggi e la competenza degli studiosi impegnati in esso, rendono il volume sia un utilissimo strumento di informazione sull’indagine PISA, sia un momento di approfondita e raffinata riflessione sui numerosi aspetti prettamente educativi implicati in questo rilevante fenomeno di portata mondiale.
- Numerose pubblicazioni in italiano si occupano di analizzare i risultati PISA, approfondendo singoli ambiti dell’indagine. Si veda, ad esempio, Stefania Pozio, La risoluzione di prove di competenza matematica. Analisi dei risultati italiani nell’indagine OCSE (Pisa, 2003), Roma, Nuova Cultura, 2011 ed Emma Nardi, Come leggono i quindicenni. Riflessioni sulla ricerca Ocse-Pisa, Milano, FrancoAngeli, 2010. ↩
- Come ben indicato nel contributo di D. Palomba e A. R. Paolone, Competencies vs. interculturalty. Student exchanges in the age of PISA, pp. 109-122, in Italia, nelle scuole, l’interesse per l’indagine PISA è veicolato e rafforzato anche dall’attuale rilevanza posseduta dalle valutazioni dell’INVALSI. ↩
- M. A. Pereyra, H.-G. Kotthoff, R. Cowen, Pisa Under Examination, pp. 1-14. ↩
- Questa parte si compone di tre saggi di David Berliner, David Scott e dei già citati Donatella Palomba e Anselmo R. Paolone. ↩
- I cui autori sono Katharina Maag Merki, Garry MacRauirc, Marie Duru-Bellat e l’ultimo a doppia firma di Javier Salinas e Daniel Santín. ↩
- Con tutte le differenze che un bacino di realtà così variegate come quelle valutate dall’indagine OCSE rappresenta. ↩
- La volontà dell’indagine PISA di valutare competenze rivolte alla vita futura degli studenti è esplicita sia nelle indicazioni del progetto stesso, sia nelle prime pubblicazioni italiane a questo dedicate. Cfr.Conoscenze e abilità per la vita. Primi risultati Pisa 2000. I libri dell’OCSE, Roma, Armando editore, 2002. Il saggio di Daniel Tröhel ben analizza le criticità di quest’approccio. ↩