«I nostri fanciulli sanno leggere e diventano grandicelli; ora ci domandano libri, profittiamo della loro curiosità e del loro desiderio di apprendere […] e con l’aria di continuare i racconti della nutrice narreremo loro favole istruttive. Giacché sono ingenui, se ne accorgeranno appena; e credendo di divertirsi, dal mattino alla sera impareranno»[1]. Ed ancora: «Ma deformare le giovani anime, profittare di una certa facilità che si può avere per moltiplicare i libri ostici e falsi, darsi delle arie di moralista e di sapiente, ingannare sulla qualità, tutto questo significa opprimere i fanciulli»[2]. Così Paul Hazard, già nel 1932 in Les livres, les enfants et les hommes metteva in guardia dagli intenti puramente didascalici della letteratura per l’infanzia, liberandola da forzate costrizioni o finte limitazioni. Tale disciplina, infatti, come è stato riconosciuto, è andata sempre più affermandosi come un «interessante laboratorio»[3], «crocevia di differenti approcci metodologici»[4], luogo di sperimentazione di una molteplicità di linguaggi che ne hanno segnato via via l’evoluzione e marcato le specificità.
Oggi, come ben ci mostra Anna Antoniazzi, nel suo ultimo volume Contaminazioni, Letteratura per ragazzi e crossmedialità, si assiste sempre di più a nuove forme di «ibridazioni». Dopo Labirinti elettronici, l’Autrice continua, dunque, nella coraggiosa ed attenta esplorazione delle diverse contaminazioni tra i differenti media e la pagina scritta.
Viene da chiedersi se gli esiti di queste sperimentazioni sono così sorprendenti da consentirci di scrivere un nuovo capitolo nella storia della letteratura per l’infanzia: la fiaba, la narrativa di genere, gli stessi classici hanno, infatti, già conosciuto riscritture e trasposizioni si pensi, in primis, a quelle cinematografiche. Il libro oggi va oltre la pagina scritta e le sequenze filmiche: c’è spazio per blog, siti web, videogiochi e non mancano i rimandi ai social network. Come sostiene Beseghi: «Una nuova estetica letteraria sancisce percorsi e incursioni in altri media, molto vicini alle sensibilità e ai mutamenti dell’immaginario. Siamo in una fase del tutto nuova caratterizzata da un vero e proprio flusso migratorio di testi da un medium all’altro»[5].
L’indice del volume di Antoniazzi ce ne dà conto, tracciando i confini della letteratura per l’infanzia attraverso le sperimentazioni contemporanee. Per illustrare i videogame narrativi, le forme ibride di narrazione, le nuove forme di scrittura, le inedite soluzioni per antiche trame, o perfino le avventure degli eroi mutanti, l’Autrice analizza diversi prodotti, quali, ad esempio, i films Avatar di James Cameron o Tron di Steven Lisberger e il relativo seguito Tron Legacy di Joseph Kosinski, la grafic-novel La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brain Selznic, la saga di Myst, la serie televisiva Heroes, o le rivisitazioni di Pollicino, assunto a “paradigma narrativo” e rielaborato attraverso la pluralità dei media. Non mancano i riferimenti ad autori rappresentativi quali Stephen King e James Patterson.
L’attenzione di Antoniazzi si posa anche sul labirinto, assunto dalla crossmedialità come «luogo privilegiato di sperimentazione e di crescita» (p. 59) e i cui esiti sono d’indubbio interesse. Vengono analizzati più da vicino prodotti come il videogame The Path che secondo l’autrice, meglio rappresenta il concetto di non-luogo espresso da Marc Augé ( p. 66) o la serie televisiva Lost, in grado di coniugare il topos del labirinto con quello dell’isola.
Significative sono poi le rivisitazioni delle eroine femminili. La contemporaneità offre spesso un rovesciamento di prospettiva: da prede a predatrici, in alcune vicende, le nuove protagoniste insegnano che per progettare un futuro diverso è necessario impegnarsi in prima persona e «farsi giustizia da sole» (p.111). I titoli, a riguardo sono evocativi: Cacciatrice d’ombre, La cacciatrice di draghi, I racconti delle cacciatrici, La cacciatrice di terroristi, La cacciatrice di ossa, La cacciatrice di teste, La cacciatrice di anime, Cacciatrici. Attraverso l’utilizzo dei più diversi generi narrativi (giallo, horror, thriller, fantastico, fantasy) vengono spesso, rielaborate le fiabe tradizionali e così i personaggi femminili amplificano il loro ruolo e accedono a dimensioni esperienziali altre.
Ma non ci spingiamo oltre, per non privare il lettore incuriosito del gusto della scoperta.
Possiamo comunque affermare che queste analisi hanno consentito all’Autrice non solo di esplorare un ricco universo di proposte, ma anche d’indagare la crossmedialità nei suoi tratti distintivi. Tra le categorie pedagogiche chiamate in causa vi sono: l’antinomia «Qui» e «Altrove», nuova non nei contenuti, ma nelle modalità di rappresentazione; le metafore, particolarmente indicate per segnare cambiamenti, trasformazioni, metamorfosi; lo sguardo sia del narratore creatore sia del lettore interprete, uno sguardo, quello del bambino o adolescente, che Antoniazzi definisce: «mobile, creativo, aperto al possibile, capace di cogliere i particolari più piccoli e apparentemente insignificanti, o, al contrario, di operare grandi generalizzazioni e astrazioni» (p. 12).
Contaminazioni contribuisce, quindi, ad allargare gli orizzonti, offrendo una guida tematica nella produzione crossmediale contemporanea. Un testo non solo per gli addetti ai lavori, in quanto tra i vantaggi che può trarne il lettore vi è sicuramente quello di ricavare una panoramica esauriente e circostanziata dei vari prodotti e realizzazioni. Non a caso, corredano il volume oltre ad una ricca bibliografia, suddivisa per generi, anche due appendici. La prima propone una selezione accurata di videogame narrativi che, senza pretesa di esaustività, introduce ai racconti interattivi nelle più diverse forme e generi (adventure, horror, etc.), fruibili con una pluralità di piattaforme, tra cui: computer, console, tablet, smartphone (pp. 147-159). La seconda suggerisce un piccolo campione di storie interattive, che, pur conservando la potenza narrativa dell’originale, soddisfano le esigenze dei prodotti multimediali per scelte iconografiche, apparati scenografici, rimandi, facilità d’interazione, possibilità di cambiare il punto di vista del protagonista (pp.161-163).
In chiusura, ci preme sottolineare che l’utilizzo di tecnologie sempre più sofisticate contribuisce senza alcun dubbio ad accentuare la dimensione soggettiva del racconto: lasciare aperta, attraverso la narrazione e la rivisitazione di storie, la possibilità di accedere a più percorsi, di moltiplicare le esperienze ed in alcuni casi le esistenze, di costruirsi un proprio pensiero autonomo e plurale (p. 146), ci riporta al bambino produttore di immaginario e non semplicemente consumatore[6].
Si conferma, in sostanza, un’attenzione spiccata alla capacità selezionatrice del lettore, così come denunciava Hazard quando scriveva: «[…] i fanciulli non si lasciano opprimere senza resistenza: noi vogliamo dominare, ma essi vogliono essere liberi: è una bella battaglia. Invano diamo loro il libro raccomandato da una gran copia di qualità ammirevoli: come da piccoli lasciano cadere l’orologio il cui tic tac non li interessa più, con la stessa aria disgustata lasciano cadere il libro che avrebbe dovuto renderli più sapienti di Pico della Mirandola e più giusti di Salomone»[7].
Un monito, a nostro avviso, da far valere in tutti i tempi, per ogni forma di produzione e per qualsiasi linguaggio utilizzato, come ben ci ricorda anche Anna Antoniazzi, già dalle prime pagine del volume, quando afferma che la letteratura per l’infanzia ci aiuta a riportare al centro del progetto e della prassi educativa proprio i bambini e i ragazzi: «il loro sguardo non cede alle lusinghe della teoria, ma è attento e capace di cogliere e smascherare ogni cedimento, ogni deriva, ogni improvvisazione» (p. 17).
- Paul Hazard, Les livres, les enfants, les hommes, 1932, trad. italiana di A. De Marchis, Uomini, ragazzi e libri. Letteratura infantile, Roma, Armando Armando, seconda edizione, I ristampa, 1964, pp. 13-14. ↩
- Ivi, p. 44. ↩
- Emy Beseghi, Giorgia Grilli (a cura di), La letteratura invisibile. Infanzia e libri per bambini, Roma, Carocci, 2011, p. 61. ↩
- Anna Antoniazzi, Contaminazioni. Letteratura per ragazzi e crossmedialità, Milano, Apogeo, 2012, p. XVII. ↩
- Emy Beseghi, Giorgia Grilli (a cura di), op. cit., p. 82. ↩
- Interessanti a questo proposito le riflessioni svolte sempre da Emy Beseghi, in La mappa e il tesoro, in Emy Beseghi, Giorgia Grilli (a cura di ), op.cit., pp. 84-85. ↩
- Paul Hazard, op.cit., p. 45. ↩