Numero 13/14 - 2017

  • Numero 3 - 2011
  • Saggi

Wikipedia: una riflessione pedagogica

di Carlo Cappa

Abstract

L’articolo si pone in continuità e in dialogo con il precedente saggio di Marc Foglia ospitato in questa Rivista, numero 2. La riflessione su Wikipedia, in quest’ottica, si indirizza verso la comprensione delle criticità che tale mezzo presenta nel dialogo con la tradizione culturale e pedagogica. In particolare, a essere osservati sono i criteri stabiliti da Wikipedia, tra cui hanno grande rilevanza la neutralità del punto di vista e la necessaria assenza di originalità del materiale pubblicato.

1. I nodi della rete

In questo contributo si intende porre in evidenza alcuni aspetti di uno strumento digitale che negli ultimi anni sta avendo un forte impatto sul fare educativo e la cui influenza risulta essere trasversale rispetto ai diversi gradi dell’istruzione. Ci si riferisce a Wikipedia, la cui definizione già mostra la ricchezza di temi spiccatamente educativi che si affastellano attorno a questa notevole innovazione: essa, infatti, non si presenta semplicemente come un’enciclopedia online, ma intende anche essere una comunità d’individui che, nel rispetto reciproco, si percepiscono legati dal comune interesse di costruire un prodotto di alto livello [1]. Nel proporre questa definizione, tuttavia, già si evidenzia una difficoltà che l’approccio tradizionale alle tematiche educative sembra avere in questo caso: il profilo di Wikipedia è, infatti, in continua evoluzione ed è, seppure risulti un termine oramai inflazionato, fluido [2]. Quest’affermazione non è rivolta soltanto a costatare quanto la crescita di tale spazio sia ancora attiva [3] e, quindi, come sia difficile tracciarne dei contorni netti, ma prende in conto anche la discussione attorno ai tre principi fondamentali per la redazione delle sue voci.

Com’è noto, essi sono: la necessità di mantenere un punto di vista neutrale [4], la verificabilità delle informazioni inserite [5] e il divieto di pubblicare ricerche originali [6]. Tali posizioni sono articolate in modo più puntuale attraverso i five pillars [7] che sostengono le fondamenta di quest’atipica enciclopedia; in particolare, l’ultimo di questi pilastri, legittima la possibilità di ridiscutere tutte le norme di Wikipedia [8] , salvo quelle sancite da questi cinque articoli. Ciononostante, è stato fatto notare [9] che, pur senza riverberarsi sulla lettera di tali norme, la loro interpretazione, nel tempo, a subito diverse trasformazioni.
Wikipedia, d’altronde, ha smesso da tempo di essere citata unicamente in discorsi inerenti all’informatica o alla ricerca di informazioni, per entrare a pieno titolo nel dibattito contemporaneo sui temi più diversi[10]. S’intende ricordare tre esempi che, seppur molto differenti per spessore e per ambito, ben rappresentano la pluralità di risvolti tangenti a questo fenomeno: il primo si riferisce all’incauta citazione di Ségolène Royal riguardo a Léon Robert de L’Astran [11], personaggio dato per reale, ma esistente solo nella fantasia di uno studente francese che lo aveva creato, facendolo assurgere a vita propria attraverso il gioco del copia e incolla telematico, una sorta di odierno telefono senza fili capace di diffondere e alterare informazioni. Il secondo esempio dell’attuale centralità di Wikipedia riguarda il lancio da parte dello Stato di Cuba di EcuRed [12], una differente forma di enciclopedia online, sorretta programmaticamente dal motto «Conocimiento con todos y para todos». L’ultimo noto fatto di cronaca, infine, si annoda attorno all’aspra disputa, controversia poi presto sopita, tra l’intellettuale francese Michel Houellebecq e Wikipedia: il contenzioso era sorto a causa di alcune voci utilizzate dall’autore nel suo ultimo romanzo La carte et le territoire [13].

Nella loro diversità, questi esempi pongono in luce quanto i principi di Wikipedia siano oggetto di discussione. La gaffe di Ségolène Royal, infatti, sottolinea la delicata questione del controllo sulle fonti delle voci pubblicate; tali fraintendimenti non sono certo un’esclusiva della rete [14] , ma è indubbio che la velocità e la sterminata estensione di internet favoriscano l’errore ingenuo o l’astuto depistaggio. D’altra parte, Wikipedia prende molto seriamente la missione del controllo delle fonti e ne approfondisce la metodologia [15]; ciononostante, il gioco di specchi e di rimandi creato dal web è un fenomeno complesso e che deve ancora essere esplorato e compreso nella sua interezza.

Il progetto Ecured, invece, pone in causa il principio di neutralità della rete e dell’esperienza collaborativa in quanto tale. Dandosi come obiettivo la stessa cornice di imparzialità e di oggettività [16], infatti, Ecured interroga frontalmente il modello occidentale, poiché si pone come esperienza non riducibile al più grande esempio statunitense, pur ricalcandone da vicino molte modalità e giungendo a utilizzare anche tratti similari nella grafica. In maniera prevedibile, l’enciclopedia cubana si riserva il diritto di intervenire e di modificare contenuti ritenuti inaccettabili, ma recenti episodi hanno dimostrato che ipotizzare per questo una netta contrapposizione con Wikipedia sarebbe cedere alla sirene che ne vagheggiano una completa autogestione. Nel maggio 2010, una dura lite tra Larry Sanger [17] e Jimmy Wales [18] ha mostrato la facilità con cui si possono incrinare regole che, pur nella loro importanza per la sussistenza di Wikipedia, tendono a entrare in conflitto con le legislazioni di numerosi paesi. La disputa si è incentrata sulla presenza di materiale pedopornografico [19] all’interno degli archivi dell’enciclopedia online; senza entrare nello specifico della vicenda, basti ricordare che Jimmy Wales, pur di non offuscare l’immagine del suo prodotto, si è premunito cancellando più di quattrocento immagini senza interpellare gli utenti che le avevano poste nel sito e abusando così, per molti versi, del suo potere di amministratore. Ciò mostra la labilità di un sistema strutturato e basato sì sul reciproco controllo e sul contributo costruttivo degli utenti, ma agevolmente preda di derive poco prevedibili e controllabili.

La disputa tra Wikipedia e Houellebecq, infine, rivolge un’interrogazione radicale al profilo dell’enciclopedia redatta dall’autore collettivo. Lo scrittore francese è stato accusato di aver plagiato due voci del sito senza indicarne la provenienza, ma questo ha ingenerato un ampio dibattito sulla possibilità di definire Wikipedia un autore in senso stretto [20] . Il gusto per la provocazione di Houellebecq è ben noto, ma è indubitabile che il suo comportamento, a prima vista del tutto inaccettabile, risulti comprensibile nell’equilibrio della sua opera, poiché i passi estrapolati sono, in realtà, semplici e anodine descrizioni scientifiche. Ciò non risolve, tuttavia, la sostanza dell’interrogativo posto: il frutto della stratificazione delle differenti lezioni di una singola voce possono essere raccordate e identificate come proprietà intellettuale dell’enciclopedia online [21]?

Inoltre, dato l’obbligo di non pubblicare nessun frutto di ricerche originali, questa sorta di contemporaneo florilegio può dirsi a sua volta originale e quindi non estrapolabile [22] ?

2. Centralità del mezzo e opacità dell’uso?

È indubitabile che il successo di Wikipedia abbia portato con sé anche una serie di correzioni rispetto al progetto iniziale e che la crescita avuta negli anni passati abbia comportato un considerevole aggravio nel lavoro di controllo delle voci, ma il gradimento e il supporto al progetto dell’enciclopedia collettiva non sembrano aver patito alcun indebolimento. Proprio nei primi giorni del 2011, infatti, la Wikipedia Foundation ha raggiunto l’invidiabile traguardo di sedici milioni di dollari raccolti in soli cinquanta giorni di campagna di finanziamento [23], cosa che le permetterà per ora di fare a meno della pubblicità per il proprio sostentamento [24]. Tale generale popolarità si colloca in un momento di favore e di piena valorizzazione del digitale, tanto nella formazione dei giovani, quanto nel continuo aggiornamento degli adulti. Un dato interessante, in questo senso, è l’incremento delle famiglie che scommettono sui corsi di informatica per i loro figli [25]; ciò è ancora più significativo se si considerano due fattori: il primo è il generale momento di crisi economica, momento che certo non favorisce l’investimento sulla formazione esterna al sistema formale dell’istruzione, specie poiché, e si è al secondo fattore, i giovani che sono formati negli anni presi in considerazione sono nativi digitali [26], quindi possiedono già una sufficiente familiarità con i nuovi media per muoversi a loro agio nel mondo dell’informatica.

Negli ultimi anni, a tale crescente importanza del digitale nell’ambito dell’educazione informale [27], è corrisposta una valorizzazione sempre più marcata di questa dimensione anche nell’educazione formale, in modo differente ma in tutti i gradi dell’istruzione [28]. In questo quadro, Wikipedia è uno strumento che si presenta come una fonte d’informazione d’indubbio impatto e il cui utilizzo è più che evidente a chiunque lavori nel campo dell’istruzione. Date queste coordinate, lo studioso che volesse approfondire l’impatto educativo di Wikipedia si aspetterebbe di trovare un ampio ventaglio di riflessioni critiche aventi come oggetto questo, il quale è uno dei siti più consultati al mondo. In realtà, tale aspettativa potrebbe essere soddisfatta solo in parte: le pubblicazioni su Wikipedia, infatti, sono sì numerose, ma il loro profilo risulta difficilmente utilizzabile in ambito pedagogico, specie perché, nonostante la rilevanza del sito, le ricerche nella nostra lingua sono ancora relativamente poche e maggiormente interessate al versante tecnico del wiki [29] e alle sue potenzialità, piuttosto che pronte a interrogarsi sull’effettivo utilizzo di Wikipedia in ambito educativo. Le cose non vanno molto diversamente oltralpe, dove un congruo numero di ricerche sono dedicate all’utilizzo del mezzo informatico per rendere il lavoro più efficiente [30] e alle sue implicazioni nelle competenze richieste attualmente nel mondo del lavoro [31]; non mancano, inoltre, degli approfondimenti che collocano il mezzo all’interno dei cambiamenti prospettati dalla cosiddetta società della conoscenza [32]. Diverso discorso, com’è facile immaginare, per le pubblicazioni in lingua inglese, più numerose e rivolte a prospettive più differenziate, seppure tale preminenza fa già trapelare una prima difficoltà di concettualizzazione. In molti casi, infatti, i testi si presentano come una riflessione sul mezzo [33] , più che sull’uso di questo, e ciò fa passare in secondo piano, quando non cancella completamente, le peculiarità territoriali che invece rivestono un’enorme importanza per una lettura pedagogica del fenomeno. L’insistenza di recenti lavori sulla comunità di pratica favorita da Wikipedia [34], infatti, si pone da un punto di vista tanto di frontiera sul piano concettuale, quanto problematico nel cercare di calare i risultati delle ricerche sul piano della formazione che, a prescindere dalla capillare diffusione dei nuovi mezzi di comunicazione, si colloca ancora prepotentemente nella dimensione nazionale e locale.

Il wiki, lo strumento informatico alla base dell’innovazione di Wikipedia, ma fondante anche per altre [35], ha comportato un’importate rivoluzione e ha permesso il crearsi di ampie comunità di pratica, tuttavia, misurare il portato educativo di tale mezzo a partire da ciò che esso permette – o permetterebbe – rischia di falsarne la comprensione. Bisogna ricordare che la cultura tradizionale è spesso intrinsecamente portata al sospetto verso un’evoluzione come quella rappresentata dal web, anche perché la nuova cultura della rete si è istaurata attraverso il rigetto di una gestione autoriale [36] e ha tratto alimento dal superamento – o accantonamento – di qualsivoglia canone preesistente, i quali sono elementi portanti nell’architettura della nostra tradizione culturale. Nella premessa al saggio di Marc Foglia [37] contenuto nel precedente numero di questa rivista [38], erano state segnalate le posizioni critiche di intellettuali quali Tullio Gregory e Miguel Gotor. La fondatezza delle loro osservazioni è indubbia, ma pianta le sue radici nel raffronto tra Wikipedia e ben più prestigiose pubblicazioni, quali, ad esempio, l’Enciclopedia Treccani. Questo approccio rischia di scivolare in una novella querelle tra gli antichi e i moderni che, pur producendo materiale di elevato interesse, lascia importanti zone d’ombra nella comprensione della nuova enciclopedia. Inoltre, proprio a partire dal 17 marzo 2011, in occasione della ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia, l’Enciclopedia Treccani ha modificato il suo portale [39], ponendo online una parte più ampia del suo patrimonio di voci e integrando il dizionario e l’enciclopedia con il dizionario biografico. Di grande rilievo, inoltre, la presenza di link esterni, anche alle stesse voci presenti in Wikipedia; in realtà, però, tale concessione è rivolta esclusivamente al prodotto dell’enciclopedia del wiki e non al suo processo. L’Enciclopedia Treccani, infatti, si riserva il vaglio delle voci di Wikipedia, indicando soltanto quelle ritenute valide [40], reintroducendo la supervisione degli esperti lì dove il processo di controllo dovrebbe essere rivestito soltanto dato dalla mass production.

In questo breve contributo si desidera indicare alcuni limiti che si ritiene troppo spesso passino in secondo piano rispetto a più eclatanti problemi, come quelli segnalati nelle pagine d’apertura e, per far questo, sarà pressoché inevitabile utilizzare anche concetti che non sono pensati originariamente nell’ambito delle ICT. Ciò, tuttavia, non deve facilitare una contrapposizione tra la cultura digitale, oramai dato acquisito della nostra quotidianità, e forme culturali più tradizionali e sedimentate. Una prima cautela nel leggere il fenomeno di Wikipedia dovrebbe essere indirizzata verso il concetto di cooperazione di massa [41]: essa ha segnato senza dubbio il grande successo del progetto, anche rispetto alla precedente Netpedia, permettendo a Jemmy Wales diverse affermazioni al limite della provocazione, tanto nei confronti della dubbia qualità di una produzione così tumultuosa e differenziata [42], quanto riguardo alla capacità di competere con più blasonate istituzioni come l’Encyclopaedia Britannica [43]. In entrambi i casi, ciò che colpisce è la relativamente facile identificazione della qualità del prodotto con la sua capacità di crescita esponenziale. In fondo, tale filosofia è già presente nel nome wiki, la cui traduzione è rapido, molto veloce [44]: una simile categoria, applicata alla produzione del sapere, risulta quantomeno ambigua, pur senza voler scomodare concetti maggiormente appartenenti alla nostra tradizione [45].

Inoltre, l’insistenza sui concetti di cooperazione, di rapido scambio e celere produzione, più propri del mondo dell’economia che di quello della cultura, fornisce un’immagine lievemente fuorviante rispetto ai risultati di analisi specifiche riguardo alla produzione e alla qualità di Wikipedia. La tesi di dottorato di Felipe Ortega, dal titolo Wikipedia: A Quantitative Analysis [46], indica come il numero di utenti attivi, che apportano modifiche o scrivono nuove voci dell’enciclopedia, stia progressivamente calando. Ciò risponde alla crescita delle voci che, per ovvi motivi, limita la possibilità di espansione, ma sembrerebbe essere connesso anche a una modificazione nella fruizione di Wikipedia, vista dai nativi digitali più come un luogo dove informarsi che uno nel quale sperimentarsi [47]. Un altro elemento da tener presente per evitare di considerare la cooperazione di massa come un processo che s’istaura naturalmente e si rivolge senza alcuna conduzione verso un costante miglioramento è proprio la questione autoriale delle voci dell’enciclopedia. Com’è stato fatto notare [48] , infatti, una parte importante delle voci qualitativamente significative presenti in Wikipedia è da attribuire a «anonymous Good Samaritans», i quali non sono involti nel processo di co-costruzione del sapere assieme agli altri internauti. Questi utenti danno il loro contributo una sola volta, producendo una voce di alta qualità, alla quale gli altri utenti non apportano particolari o significative modifiche [49]. Da questi dati non si può certo desumere una scarsa rilevanza della mass cooperation, anche perché è stata proprio questa a segnare il successo di Wikipedia e a farla tuttora prevalere rispetto a progetti come Citizendium [50]; tuttavia, la novità del processo istaurato dall’enciclopedia online per eccellenza deve condurre a un’avveduta circospezione, poiché le dinamiche poste in essere sono in continua evoluzione.

3. Tra informazione e visione del mondo

Un altro elemento che differenzia Wikipedia dalle altre enciclopedie, come si è detto, è il rifiuto delle ricerche originali: tale assunto, rivolto a sorreggere e fortificare l’immagine di neutralità delle informazioni che il sito accetta di contenere, non è affatto scevro da importanti conseguenze. Innanzitutto, ciò sottrae questo progetto a una reale critica riguardo al suo contenuto: partendo dal presupposto che le voci siano redatte in modo accurato, il gioco di specchi che esse presentano le rende impermeabili a qualunque valutazione qualitativa in senso stretto. È molto peculiare, infatti, che nei dibattiti citati in precedenza, ai quali potrebbero facilmente essere appaiati molti altri, l’elemento di apprezzamento maggiormente posto in luce sia la mancanza di errori, cioè di informazioni inesatte presenti nelle voci di Wikipedia. Tale approccio presenta un’immagine dell’enciclopedia più prossima a quella di un ripetitore di informazioni, la cui qualità diventa una supposta trasparenza del mezzo, la cui aspirazione, portandone alle estreme conseguenze i presupposti, risiederebbe nella sua cancellazione. Questa immagine non ha nulla a che vedere con l’idea tradizionale di enciclopedia, ma non condivide nulla neppure con un approccio al sapere proprio del costruttivismo.

L’organizzazione del sapere, infatti, è stata tradizionalmente pensata come scelta e come selezione, come accettazione e valorizzazione di ciò che era importante sapere e come accantonamento di ciò che, invece, poteva essere dimenticato senza alcun rimpianto. Non sarebbe corretto affermare che questa posizione è resa desueta dall’ampliamento esponenziale di spazio rappresentato dal web: le enciclopedie, sia nel decidere di dedicare una voce a un certo argomento, sia nel concedere a questo una determinata ampiezza, collocano idealmente tale argomento in una precisa struttura del sapere. Tale struttura è, ovviamente, rivedibile e contestabile fino a una sua completa sovversione [51] , ma si fonda sulla convinzione che l’esercizio dell’intelligenza sia in primo luogo vaglio e differenzazione. La semplice giustapposizione di argomenti, invece, si sottrae a tutto questo, ma non si rivolge, volendosi non originale, neppure verso il costruttivismo: seppure il processo è di cooperazione, il risultato di esso non può rappresentare altro che una ripetizione del già noto. Tale posizione, in realtà, è estremamente ambigua: è davvero difficile affermare che Wikipedia non dia, nel suo complesso più che con le sue singole voci, un’immagine del mondo e la trasparenza a cui si richiama uno dei mezzi che più si vorrebbe all’avanguardia, risulta essere un concetto ampiamente posto in crisi da più di un secolo.

Non è certo questo il luogo per ripercorrere un dibattito di tale complessità, ma è sorprendente costatare come uno dei fondamenti di Wikipedia ponga tra parentesi le acquisizioni concettuali di numerose correnti di riflessione nei più diversi ambiti: dalla linguistica all’epistemologia, dalla filosofia all’antropologia. Il desiderio di ripresentare un sapere trasparente e impersonale rischia così di prestare il fianco a una selezione – perché essa è sempre operante, non fosse altro perché l’assenza di un disegno complessivo lascia libera un’aleatorietà assoluta – che nel suo essere casuale ingenera paradossi difficilmente aggirabili. Un piccolo esempio può rendere l’idea di tale situazione: si sono scelti tre argomenti differenti tra loro, due appartenenti, in modo diverso, a quella che potrebbe essere definita la cultura tradizionale e uno appartenente alla cultura più popolare e televisiva. Si è fatta la ricerca in italiano su Il Cortegiano di Baldassarre Castiglione, su William Shakespeare e sull’edizione dello scorso anno – la decima – della trasmissione televisiva Il grande fratello. L’ultima voce supera le precedenti sia per ampiezza, sia per ricchezza di note e di link [52] , presentandosi come un prodotto più strutturato e più soddisfacente. Le prime due voci, invece, pur non incorrendo in inesattezze, risultano essere tanto parziali da falsare la comprensione del loro oggetto. A prima vista, potrebbe sembrare sorprendente che una voce su una trasmissione televisiva presenti più note rispetto a voci dedicate ad argomenti così tanto celebri; in realtà, è la struttura stessa di Wikipedia ha favorire tale dinamica: la verificabilità di un’affermazione può essere sancita facilmente con un link a una risorsa presente in rete, mentre per una fonte esterna alla rete lo stesso risultato è ottenibile con uno sforzo maggiore. Si ripresenta, dunque, il nodo del gioco di specchi della rete: un evento, un argomento o una notizia sono riflessi indefinitamente nel web e la loro presenza diventa cumulativa, senza per questo approfondirsi, bensì disseminandosi e diventando pressoché incontrollabile.

Occorre ricordare anche un altro progetto della Wikipedia Foundation che, seppure meno noto dell’enciclopedia, fa ben comprendere le aspirazioni del gruppo: Wikiversity [53] . La traduzione italiana del progetto è, ovviamente, Wikiversità, con la dicitura, non priva di una certa protervia, di «Università libera e aperta» [54]. Basato anch’essa sullo strumento del wiki, questo nuovo spazio ricalca l’organizzazione di un ateneo tradizionale, con il suo bollettino [55], i corsi di laurea organizzati in facoltà e le discipline articolate secondo i settori scientifico-disciplinari attualmente vigenti… la simulazione si spinge perfino all’ideazione di un bar virtuale [56]. Essendo ancora in fase embrionale, non è possibile fornire un vero giudizio su questa nuova avventura della Fondazione, ma uno degli aspetti più significativi è certamente il desiderio di collocarsi con decisione nel campo dell’istruzione, forzando i limiti tra l’educazione formale e quella informale. Tale struttura, come è facile immaginare, non può rilasciare alcun titolo, ma la semplice scelta di articolarsi specularmente rispetto al sistema d’istruzione di un paese [57], non può essere ritenuto un segnale di scarsa importanza.

Le insidie presentate da Wikisersità, in realtà, non fanno altro che accentuare il problema della sostituzione di un’architettura concettuale strutturata e frutto del sedimentarsi della tradizione con un disegno collettivo e lasciato al fluttuare del gradimento o, peggio, degli interessi di precisi gruppi di potere [58] . Anche nel caso della Wikiversità, infatti, non può bastare certo un contenuto sorretto dalla convinzione che la correttezza sia una mera mancanza d’errori, ma occorrerebbe una ben più approfondita riflessione per cercare di comprendere cosa può significare innestare un simulacro di università nel self service dell’educazione informale. La ricchezza di temi che questo ulteriore sviluppo presenta, quindi, sembra portare a maturazione alcune criticità di Wikipedia: il rifiuto dell’autore come auctoritas che funge da garante per la significatività del materiale presente online, la neutralità come semplice correttezza e non come esaustività o scelta esperta; la contestazione del vaglio del contenuto come opzione non rapsodica o casuale e il conseguente rischio di opacità del criterio di organizzazione del sapere presente online.

Tali criticità non segnano affatto dei limiti intrinseci di Wikipedia: i suoi contorni sfumati e l’evoluzione che ha vissuto in questi anni, nonché i nuovi e ambiziosi obiettivi che vorrebbe raggiungere la Wikipedia Foudation, lasciano presagire ulteriori trasformazioni che potrebbero essere anche radicali. Quello che invece può essere asserito con una certa sicurezza è che la funzione di uno strumento che vuole porsi come riferimento nel campo del sapere non può svilupparsi senza una riflessione ampia e interdisciplinare, che attraversi la rete, ma che non la consideri come una struttura autarchica. In questo senso, il web deve entrare in rete, deve cioè avere la forza di procedere a confronti sempre più serrati e costruttivi con la tradizione culturale da cui, nel suo primo momento di sviluppo, si è strutturato differenziandosi. D’altra parte, ciò significa anche una nuova disponibilità degli intellettuali che si occupano di discipline differenti, specie nella capacità d’ascolto verso il sorgere d’istanze culturali non più riducibili a mode passeggere, dando così a questi nuovi fermenti la dignità che spetta loro, non già conferendo una supposta legittimazione dall’esterno, ma stabilendo un dialogo attento e costruttivo, volto a superare, laddove sorgessero, delle distanze che devono essere riconciliate, pena un reciproco impoverimento.

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  1. «Wikipedia is an online encyclopedia and, as a means to that end, an online community of individuals interested in building a high-quality encyclopedia in a spirit of mutual respect», Wikipedia: What Wikipedia is not, http://en.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:What_Wikipedia_is_not. Le indagini sugli autori effettivi dell’enciclopedia, tuttavia, problematizzano tale immagine.
  2. La fluidità come dimensione propria del contemporaneo è stata ampiamente approfondita in numerosi lavori di Zygmunt Bauman, i quali, se visti nel loro insieme, danno vita a una vera e propria epopea in continuo ampliamento che insiste su questa particolare accezione con la quale leggere l’oggi: Liquid modernity, Cambridge, Polity Press, 2000 (trad. it. Id., Modernità liquida, Roma-Bari, Laterza, 2002), Liquid Love: On the Frailty of Human Bonds, Cambridge, Polity Press, 2003 (trad. it. Id., Amore liquido, Roma-Bari, Laterza, 2004), Liquid life, Cambridge, Polity Press, 2005 (trad. it. Id., Vita liquida, Roma-Bari, Laterza, 2006).
  3. Nonostante occorra molta cautela riguardo alla rapidità della crescita degli utilizzatori attivi. Cfr. Wikipédia a-t-elle fini sa croissance?, «Le Monde», http://www.lemonde.fr/technologies/article/2009/11/24/wikipedia-a-t-elle-fini-sa-croissance_1271246_651865.html.
  4. http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Punto_di_vista_neutrale.
  5. http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Verificabilit%C3%A0.
  6. http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Niente_ricerche_originali.
  7. http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Cinque_pilastri.
  8. http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Ignora_le_regole.
  9. Axel Bruns: «Wikipedia is clearly built on the three core principles of Neutral Point of View, Verifiability, and No Original Research (but we might note that their definition, interpretation, and enforcement by the Wikipedia community has evolved over time)», Blogs, Wikipedia, Second life, and Beyond: from production to produsage, New York, Peter Lang Publishing, 2008, p. 144.
  10. Cfr. Frederic P. Miller, Agnes F. Vandome, John McBrewster (a cura di), Wikipedia in Culture, Saarbrücken, VDM Publishing House Ltd., 2010.
  11. http://www.corriere.it/esteri/10_giugno_11/gaffe-segolene_41544bb4-751e-11df-b7f2-00144f02aabe.shtml.
  12. http://www.ecured.cu/index.php/EcuRed:Enciclopedia_cubana.
  13. Michel Houellebecq, La carte et le territoire, Paris, Flammarion, 2010 (trad. it. La carta e il territorio, Milano, Bompiani, 2010). L’opera ha vinto il prestigioso premio Goncourt.
  14. Si ricordi il divertente caso del filosofo Jean-Baptiste Botul inventato da Frédéric Pagès e che trasse in inganno Bernard-Henri Lévy. Cfr. Bernard-Henri Lévy, De la guerre en philosophie, Paris, Grasset, 2010.
  15. http://en.wikipedia.org/wiki/Reliability_of_Wikipedia.
  16. «Los artículos deben ser escritos de forma objetiva», http://www.ecured.cu/index.php/EcuRed: Pol%C3%ADticas#Responsabilidad.
  17. Uno dei fondatori di Wikipedia, che si è ritirato dall’impresa nel 2002.
  18. Guru indiscusso di Wikipedia, molte sue email e diversi suoi interventi nei forum di Wikipedia sono regolarmente utilizzati per “disciplinare” o interpretare le norme dell’enciclopedia.
  19. http://www.corriere.it/cronache/10_maggio_11/wikipedia-polemica-porno-burchia_c93e4a36-5cee-11df-97c2-00144f02aabe.shtml.
  20. http://www.lemonde.fr/livres/article/2010/09/16/wikipedia-est-il-un-auteur_1411847_3260.html.
  21. Dati gli argomenti che si vogliono trattare in questo articolo, non sembra opportuno soffermarsi sulle tante problematiche riguardo al Creative Common, specifico profilo scelto dalla Wikipedia Foundation per i materiali presenti nell’enciclopedia, di fatto molto più vicino all’“etica hacker” che al precedente modello di copyright. Cfr. Manuel Castells e Pekka Himanem, The Information Society and the Welfare State. The Finnish Model, Oxford, Oxford University Press, 2002 (trad. it. Id., Società dell’informazione e welfare state. La lezione della competitività finlandese, Milano, Guerini Associati, 2006) e Paolo Ferri, La scuola digitale. Come le nuove tecnologie cambiano la formazione, Milano, Bruno Mondadori, 2008, p. 63.
  22. In modo assai differente, anche l’ultima fatica letteraria di Umberto Eco, Il cimitero di Praga, Milano, Bompiani, 2010, frutto di una ricucitura di brani tratti da fonti molto eterogenee tra loro, questiona lo statuto dell’originalità dell’opera.
  23. http://www.repubblica.it/tecnologia/2011/01/03/news/wikipedia_salvo-10784842/?rss.
  24. http://wikimediafoundation.org/wiki/Half_a_Million_People_Donate_to_Keep_Wikipedia_Free.
  25. CENSIS, 44° Rapporto sulla situazione sociale del Paese. 2010, Roma-Milano, Fondazione CENSIS-FrancoAngeli Editore, 2010, p. 68. La percentuale dei giovani nella fascia di età 6-17 anni che frequentava corsi di informatica nel 2001 era del 1,3%; nel 2009 questa percentuale è salita fino all’1,9%.
  26. Cfr. John Palfrey, Urs Gasser, Born Digital: Understanding the First Generation of Digital Natives, New York, Basic Books, 2008. Si veda anche il relativo progetto online sullo sviluppo dei nativi digitali: http://borndigitalbook.com/index.php e il parallelo sito di approfondimento della Harvard University: http://cyber.law.harvard.edu/research/youthandmedia/digitalnatives. Si veda anche Paolo Ferri per una datazione più rispondente alla situazione italiana riguardo agli anni ove collocare la nascita dei primi nativi digitali: Id., La scuola digitale. Come le nuove tecnologie cambiano la formazione, cit., pp. 58-59.
  27. Cfr. Franco Frabboni, Franca Pinto Minerva, Introduzione alla pedagogia generale, Roma-Bari, Laterza, 2003.
  28. Progetti come ScuolaMia (https://scuolamia.pubblica.istruzione.it/), volto a favorire la comunicazione scuola-famiglia, o l’introduzione della Lavagna interattiva, LIM, sono indice di una fiducia nel digitale che registra una sensibilità diffusa nella società civile verso questo tema.
  29. Giacomo Mason, Intranet 2.0: gestire la collaborazione e creare community interne con forum, blog, wiki e social network, Milano, Tecniche Nuove, 2010 o Paolo Ferri, Stefano Mizzella, Francesca Scenini, I nuovi media e il web 2.0. Comunicazione, formazione ed economia nella società digitale, Milano, Guerini edizioni, 2009, che, però, non tratta direttamente il wiki.
  30. Patrick Duncombe, Le Télétravail, Paris, Editions Demos, 2006.
  31. Nathalie Quint, Mieux utiliser Internet pour être plus efficace au bureau et chez soi, Paris, Maxima, 2007.
  32. Jean Wemaëre, La création de valeur par le savoir opérationnel, Paris, Editions Demos, 2007.
  33. Bo Leuf, The wiki way: quick collaboration on the web, Boston, Addison Wesley, 2001.
  34. Dan O’Sullivan, Wikipedia: a new community of practice?, Burlington, (USA), Ashgate Publishing, Company, 2009.
  35. Cfr. Anja Ebersbach, Markus Glaser, Richard Heigl (eds.), Wiki: web collaboration, Berlin-Heidelberg, Springer, 2006.
  36. Il recente concorso-ricerca REFF – RomaEuropa FakeFactory ha cercato di approfondire l’attuale dibattito riguardo alla problematica dell’autore e del copyright nel panorama disegnato dalle nuove tecnologie, proponendo una serie di prodotti (piattaforma, workshop, pubblicazioni) per mostrare nuove potenzialità rivolte al dialogo con il tradizionale concetto di libro, specie attraverso un intenso utilizzo di fiducial marker e Qr code all’interno della pubblicazione cartacea. Cfr. Gay Hendrickson, Salvatore Iaconesi, Oriana Persico, Federico Ruberti, Luca Simeone (a cura di), REFF – RomaEuropa FakeFactory. La reinvenzione del reale attraverso pratiche critiche di remix, mashup, ricontestializzazione, reenactment, Roma, DeriveApprodi, 2010 e http://www.romaeuropa.org/. Come riflessione sul tramonto dell’autore, specie nella sua funzione autoriale nell’ambito della produzione letteraria, oltre alla celebre proclamazione della sua morte fatta da Roland Barthes, si segnala anche il recente lavoro di David Shields, Reality Hunger: A Manifesto, New York, Alfred A. Knopf, 2010 (trad. it. Id., Fame di realtà. Un manifesto, Roma, Fazi Editore, 2010).
  37. Si veda anche il volume dello stesso autore, Wikipedia. Un média démocratique pour la connaissance? Comment le citoyen lambda devient encyclopédiste, Limoges, FYP Editions, 2008.
  38. http://rivista.scuolaiad.it/n02-2010/wikipedia-l%E2%80%99enciclopedia-democratica-principi-successo-e-problemi.
  39. http://www.treccani.it/
  40. Ciò pone, evidentemente, un problema che dovrà essere preso in considerazione con grande attenzione, ovvero la rapidità d’aggiornamento delle voci di Wikipedia, che non possono, per loro stessa natura, essere considerate un prodotto statico.
  41. Paolo Ferri, La scuola digitale. Come le nuove tecnologie cambiano la formazione, cit., pp. 32 e ss. dove l’autore traduce con tale espressione quella inglese mass collaboration di Don Tapscott e Anthony D. Williams, Wikinomics. How Mass Collaboration Changes Everything, London, Penguin, 2006 (trad. it. Id., Wikinomics. la collaborazione di massa sta cambiando il mondo, Milano, Etas, 2007).
  42. Nel corso dello scambio di battute tra Wales e Nicholas Carr riguardo all’analisi a campione delle voci di Wikipedia, il fondatore del progetto ammette che: «The two examples he puts forward are, quite frankly, a horrific embarrassment», ma gli fa ugualmente confidare nella velocità con la quale esse saranno emendate. Cfr. http://www.theregister.co.uk/2005 /10/18/wikipedia_quality_problem/.
  43. L’intervista è celebre ed è contenuta nell’articolo di Thomas Goetz, Open Source Everywhere, «Wired», 2003, visibile all’indirizzo: http://www.wired.com/wired/archive/11.11/opensource.html. Wales, confrontando la sua enciclopedia con la Britannica, decreta la maggiore efficacia del suo modello: «So how can they compete? Our cost model is just better than theirs». Il passo è citato, tradotto, anche da Ferri, La scuola digitale. Come le nuove tecnologie cambiano la formazione, cit., p. 36.
  44. In tal senso è significativo che il termine indichi, secondo la stessa spiegazione presente in Wikipedia, non soltanto lo strumento informatico, ma anche «un modo d’essere». Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Wiki.
  45. È difficile non pensare a quanto sia forte la contrapposizione tra un concetto come questo, indicante rapidità e concitata collaborazione, rispetto alla dimensione dell’otium, cornice e riferimento per esercitare tanto lo studio individuale (otium studiorum), quanto la dimensione sociale della conversazione.
  46. Visibile all’indirizzo: http://libresoft.es/Members/jfelipe/phd-thesis.
  47. Non è un caso, in tale prospettiva, che aumentino le discussioni sulle voci dell’enciclopedia, dandole così per assodate e rendendole oggetto d’opinione.
  48. Denise Anthony, Sean W. Smith, Tim Williamson, Explaining Quality in Internet Collective Goods: Zealots and Good Samaritans in the Case of Wikipedia, http://web.mit.edu/iandeseminar/Papers/Fall2005/anthony.pdf.
  49. Il saggio succitato si interroga sulle dinamiche sociali di questo comportamento.
  50. Citizendium è un differente progetto d’enciclopedia, anch’essa presente unicamente online, ma con la reintroduzione del vaglio di esperti per la pubblicazione degli articoli redatti dagli utenti. Attualmente, gli articoli validati sono 155, mentre quelli sottoposti a vaglio ammontano a 1058. Vi sono anche voci meno strutturate, che non necessitano di eguale vaglio critico e che, ad ora, sono circa 13500.
  51. L’Encyclopédie di D’Alambert e di Diderot aveva, ad esempio, il preciso compito di valorizzare una specifica immagine dell’uomo e delle sue attività, fornendo nuovi paradigmi per pensare la realtà e prendendo in considerazione campi prima estromessi o marginalizzati nel dibattito colto.
  52. Rispettivamente le voci ammontano a circa15000, 75000 e 95000 caratteri spazi inclusi.
  53. http://www.wikiversity.org/ .
  54. http://it.wikiversity.org/wiki/Pagina_principale .
  55. http://it.wikiversity.org/wiki/Wikiversit%C3%A0:Bollettino_d%27Ateneo .
  56. http://it.wikiversity.org/wiki/Wikiversit%C3%A0:Bar .
  57. All’interno di Wikiversità vi è anche uno spazio dedicato a una Facoltà «preuniversitaria», intendendo con questa strana definizione uno spazio la cui funzione, al momento, non è molto chiara. Potrebbe, data l’attuale struttura, tanto approfondire quanto studiare o semplicemente presentare i programmi degli indirizzi scolastici del sistema d’istruzione primario e secondario: http://it.wikiversity.org/wiki/Facolt%C3%A0:Formazione_pre universitaria .
  58. S i veda il saggio di Marc Foglia nel numero 2 di questa rivista: http://rivista.scuolaiad.it/n02-2010/wikipedia-l%E2%80%99enciclopedia-democratica-principi-successo-e-problemi .